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Home Attualità

Il prezzo della vittoria: Israele tra propaganda, isolamento e il rischio di un boomerang diplomatico

di Kishore Bombaci
28 Luglio 2025
In Attualità
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emanuele cocollini
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Il prezzo della vittoria: Israele tra propaganda, isolamento e il rischio di un boomerang diplomatico

Le immagini di Gaza fanno il giro del mondo fomentando l’ostilità nei confronti di Israele accusato di affamare la popolazione.

Poco importa se siano immagini vere o taroccate (vedasi la foto del bambino scheletrico propagandata da Conte poi risultato malato e in cura in Italia e non “affamato” dal truce Netanyahu,).

Poco importa se è davvero corretto affermare che la popolazione muore di fame accettando senza critica le notizie provenienti da Hamas e rifiutando a priori le informazioni dell IDF. L’effetto è quello di mobilitare il mondo contro lo Stato Ebraico, addirittura “corrompendo” amici storici

La propaganda è così . Goebbels lo aveva preconizzato e applicato un secolo fa: ripeti una bugia continuamente e diverrà la verità. Oggi l’effetto moltiplicatore derivante dalla tecnologia applicata alla costruzione di narrazioni esaspera questo principio e ne velocizza gli effetti.
Hamas lo ha capito benissimo mentre Israele pare non aver colto la portata devastante di narrazioni distorte.

Ingenuamente forse si pensa che “la verità prima o poi verrà fuori” o semplicemente, Israel se ne frega completamente

Per un popolo cresciuto con l’esempio del piccolo David che sconfigge il gigantesco Golia, avere quasi tutto il mondo contro, non è cosa che tanga più di tanto e ci sta che qualcuno possa pensaee di ignorare completamente la pressione delle opinioni pubbliche mondiali. È una strategia vincente? Non si sa onestamente. Se sul l piano militare ovviamente la vittoria è certa nel “se”, e un po’ meno nel “quando”, sul piano mediatico invece la sconfitta è evidente sotto gli occhi di tutti. Il pregiudizio antisemita si è centuplicato, le piazze inneggiano alla distruzione dello Stato Ebraico, gli stati amici si fanno timidi e recalcitranti, mentre gli stati nemici tacciono o starnazzano slogan di facciata, sotto sotto contenti che sia Israele a fare il gioco sporco contro i palestinesi.

D’altra parte è un fatto che Egitto, Giordania,Siria e Giordania non vogliano avere a che fare con i palestinesi e le poche volte che vi sono stati costretti, li hanno sterminati senza pietà (e senza suscitare l’ira del mondo)

In questo gioco di specchi dove realtà e finzione si intrecciano in un caleidoscopio quasi inestricabile, Israele sta facendo la parte del cattivo . Non lo è, anzi. Ma ormai così appare agli occhi stolti delle opinioni pubbliche mondiali che fondamentalmente non gli perdonano di vincere una guerra che hanno subito. Ma l’immagine è indubbiamente compromessa, non da ora fra l’altro. Un cul de sac in cui se continua a combattere per la propria sopravvivenza finisce per passare da “stato genocida” ( come viene apostrofato dalla sinistra mondiale, assai partecipe delle sorti del popolo palestinese guidata dalla “resistenza”), se cessasse il fuoco (Senza garanzie presenti e future) passerebbe da incapace di portare a termine la lotta per quella stessa sopravvivenza, con gravi ripercussioni sul piano interno e sul piano internazionale (tenuto conto che lancerebbe un segnale assai negativo per gli stati arabi che vorrebbero annientarlo e non attendono altro che un segnale di debolezza).

Un bivio esistenziale che rischia di paralizzarne l’azione politica rinforzando gli oppositori militari e intellettuali

Ammetto che non ho risposte, insomma ringrazio di non essere al posto del Governo israeliano. Si badi bene , non sono a favore del cessate il fuoco unilaterale ( a meno che non vi sia la destituzione degli ostaggi e garanzia serie di pace), ma il problema di reputazione internazionale non è tema da sottovalutare .

Non tanto per l’oggi, quanto per il domani

Prima o poi la guerra di Gaza finirà e sulle macerie ci sarà da ricostruire tutto. E il dopo, dovrà vedere protagonista lo Stato Ebraico affinché il bubbone terroristico venga definitivamente estirpato.

Per farlo dovrà poter contare sull’appoggio internazionale degli Usa ma non solo. Pregiudicare questo appoggio potrebbe essere un boomerang

Come ho detto non ho risposte.. è un po’ quello che i buddhisti zen chiamano koan. Ma ritengo che qualcuno dovrà pur pensarci prima o poi

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