Ieri c’è stato il tanto atteso (atteso da chi ancora non l’ho capito) vertice dei 5 stelle. In un hotel del centro della capitale, tutto lo stato maggiore pentastellato si è riunito per decidere chi dovrà essere il nuovo uomo di paglia alla guida telecomandata del partito.
Perché uomo di paglia? Perché guida telecomandata? Suvvia, non lasciamoci infinocchiare dalle apparenze. Chi comanda all’interno dei 5 stelle è sempre e soltanto lui. Beppe Grillo (ma anche lui ha qualcuno sopra: l’eminenza grigia Casaleggio).
Grillo dice, Grillo fa. Grillo disfa. È lui che comanda per interposta persona. Grillo (professione comico) è la guida del partito che detiene il più alto numero di parlamentari. Giusto per darvi un’idea, l’allegra combriccola di figli illegittimi del comico genovese occupa il 36% dei seggi della Camera dei Deputati. La cosa dovrebbe farci riflettere.
Se poi vediamo che il guru pentastellato si presenta alla reunion con un casco in testa che sembra pronto per la missione dell’Apollo 13, la cosa diventa grottesca.
Sì perché, se non ci fosse da piangere, ci sarebbe da morire dalle risate! Vi rendete conto che il 36% degli italiani, 3 anni fa, ha dato il proprio consenso affinché questo tizio si mettesse alla guida di un gruppo di raccattati dalla piena e diventasse il primo partito?
Io ancora non mi capacito. E poi sento dirmi: ho dato il voto a Grillo perché, come era Berlusconi a suo tempo, lo pensavo un elemento di rottura. Certo, mi pare logico mettere alla pari uno dei più grandi imprenditori italiani che ha deciso di fare politica contornandosi delle migliori menti di settore con… Un comico vestito da palombaro, trombato da tutte le televisioni, che si è circondato di gente che non aveva altro nella vita.
Aveva ragione Ennio Flaiano: La situazione politica in Italia è grave ma non è seria.
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