Il paradosso Storace: in nome della libertà si vuole negare il diritto a difendersi

Il paradosso Storace: in nome della libertà si vuole negare il diritto a difendersi

In Italia, a quanto pare, la libertà di stampa viene invocata a senso unico

Lo dimostra il recente intervento di Francesco Storace, che – sull’onda emotiva dell’esplosione delle auto di Sigfrido Ranucci – ha deciso di ergersi a paladino della libertà d’informazione.

Fin qui, nulla di male. Se non fosse che, nel farlo, ha lanciato un messaggio che ha del surreale: chi ha querelato Ranucci, ora dovrebbe ritirare tutto

In silenzio, per rispetto.

Quella che sembra una presa di posizione morale, in realtà, cela una pericolosa deriva: il tentativo di stabilire che, se un giornalista viene colpito – anche in un episodio che non ha legami diretti con le sue inchieste – allora ogni critica, ogni iniziativa legale passata nei suoi confronti diventa automaticamente “fuori luogo”.

Come se il diritto di replica e di tutela dell’onore potesse essere sospeso in base al contesto. Come se il tribunale dell’emotività contasse più di quello ordinario

Dobbiamo chiederci: quale libertà vogliamo difendere? La libertà di raccontare – giustamente – ciò che si ritiene d’interesse pubblico, o la libertà – altrettanto sacrosanta – della persona che si sente diffamata di rivolgersi a un giudice per far valere la propria verità?

Perché se oggi, in nome di un fatto grave ma non correlato alle denunce pregresse, si chiede a chiunque abbia denunciato Ranucci di “fare un passo indietro”, allora siamo davanti a un uso strumentale della libertà: una libertà che tutela solo il giornalista, mai il querelante

Nessuno mette in discussione la gravità di quanto accaduto. Un gesto intimidatorio o violento, se confermato, è da condannare con fermezza e senza esitazioni.

Ma ciò non può diventare una scusa per silenziare il dissenso legittimo, per impedire che chi si sente danneggiato da una narrazione giornalistica si rivolga alla magistratura

La libertà di stampa è sacra. Ma non può diventare impunità. E soprattutto non può cancellare la libertà personale di reagire a quella che si ritiene una diffamazione.
Storace dovrebbe sapere che la democrazia vive di diritti esercitati, anche quando danno fastidio.

Anche quando toccano i giornalisti

Anche quando si finisce in tribunale è tutt’altra è la solidarietà che da nessuno è stata negata.

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