Il Papa Green

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Il Papa Green

L’uso di combustibili fossili (carbone, petrolio, gas), la deforestazione (gli alberi aiutano a regolare il clima assorbendo co2 dall’atmosfera), i fertilizzanti azotati, che producono emissione di ossido di azoto e che aumentano la concentrazione di gas nell’atmosfera, sono la causa principale degli effetti dei cambiamenti climatici che si stanno verificando, in maniera considerevole ed irrefrenabili, negli ultimi anni.

Questi cambiamenti, ed in particolar modo il riscaldamento globale, ha conseguenze, prima di tutto, ambientali ma ha anche ripercussioni nella sfera economica e sociale.

Un aumento della temperature, ad esempio, crea aree nelle quali è sempre più grande il fenomeno della desertificazione in seguito a siccità ed ondate di caldo.

Che la questione green fosse centrale ne eravamo tutti consapevoli, ma che addirittura il Papa scendesse in campo per affrontare la discussione, forse pochi se lo sarebbe immaginato.

Evidentemente, sono pochi quelli che conoscono le sensibilità che questo pontefice ha nei confronti della natura, come creazione divina. Infatti già nel 2015, l’Enciclica “Laudato si” era stata improntata con riguardo alla crisi climatica. Ed oggi, se ancora ce ne fosse bisogno, certifica questa sua preoccupazione con un’ulteriore Enciclica, “Laudate deum”, nella quale chiede a credenti e non di scuotersi contro tutti i negazionismi, apprezzando soprattutto la mobilitazione e la sensibilità che i giovani hanno dimostrato per questo argomento, evitando di giungere ai margini del burrone, al punto di non ritorno. Il Papa mostra quanto sia grave il problema e quanto poco si sia fatto per superarlo. Tutto ciò è dovuto alla lentezza che il sistema economico impone, incurante delle conseguenze che tale atteggiamento può suscitare.

Tutti devono fare la loro parte, nessuno è escluso e nessuno si salva da solo

Una frecciatina, il pontefice, la riservata anche agli USA le cui emissioni pro capite, sono circa il doppio di quelle di un abitante della Cina e sette volte la media dei paesi più poveri; incalza le potenze economiche a fare di più. L’ultima Enciclica, è stata presentata, guarda caso, all’apertura del sinodo sulla “sinodalità”, voluto dallo stesso pontefice non per fare un’altra chiesa ma una chiesa diversa, nel giorno della festa del patrono d’Italia e di cui ha scelto il nome da pontefice.

La soluzione al problema del cambiamento climatico, deve essere affrontato con estremo pragmatismo, perché le evidenze scientifiche indicano il rischio di impatti gravissimi sull’essere umano e sul pianeta che ci ospita. La speranza è riposta nella Conferenza dell’ONU (Cop 28), che si terrà a fine anno negli Emirati Arabi. Quelle precedenti, tenutesi a Rio de Janeiro nel 1992 ed a Parigi nel 2015, e nelle quali si era prodotto un accordo per mantenere l’aumento delle temperature medie globali al di sotto di due gradi rispetto ai livelli preindustriali, non avevano ottenuto, in concreto, un valido risultato; tanto è vero che la conferenza di Sharm el Sheikh, del 2022, aveva rivelato un bassissimo livello di attuazione dell’accordo.

Per cercare di porre un argine alla crisi climatica occorrerebbe una politica rivolta all’efficientamento energetico verso fonti fossili meno inquinanti, come le rinnovabili; gli edifici dovrebbero, ad esempio , produrre l’energia necessaria al proprio fabbisogno; avremmo bisogno di una economia circolare che preveda un minore utilizzo delle materie prime e minore scarto e spreco.

Bisognerebbe cambiare stile di vita, ed affrontare i problemi non con un atteggiamento divisivo, ma rivolgendo lo sguardo alla cura della “Casa Comune”.

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