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Home Cultura

Il Massacro di Babij Jar. Due giorni di orrore infinito

di Paolo Sebastiani
9 Marzo 2020
In Cultura
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Gli ucraini hanno pagato un prezzo di sangue altissimo negli anni, infernali, in cui furono stretti nella morsa russo-tedesca. I morti furono 11 milioni su una popolazione di 40 milioni. Prima Stalin con le sue Purghe, poi Hitler, finita la guerra fu di nuovo il turno di Stalin di calare una coltre asfittica sul Confine. Ucraina significa questo: confine. Un nome un destino.

Appena fuori Kiev si trova Babij Jar, una grande fossa naturale di morbida terra sabbiosa, di un bianco candido che risplende in un merviglioso gioco di colori con il cielo blu. Qui l’uomo ha scritto una delle pagine peggiori della sua storia.

29 settembre 1941 – i tedeschi iniziano il loro lavoro di sterminio degli ebrei. Metodico e organizzato. Hanno pianificato tutto, due giorni sono sufficienti per eliminare 33.771 esseri umani, uomini, donne bambini, ebrei. E’ prevista anche la pausa pranzo per i soldati impegnati nella carneficina. Un’ora. Tanto basta per mangiare qualcosa, fumare una sigaretta, liberare la vescica, e riprendere a falciare vite. 

Per evitare che si diffondesse il panico le persone in attesa della morte era convinte di essere in attesa di un treno che li avrebbe portati chissà dove, ma vivi. Tenuti a debita distanza perchè non vedessero nè sentissero chiaramente il crepitio delle armi, venivano fatti passare, pochi per volta, da un baffuto ucraino lieto di aiutare i nuovi padroni.

Costretti a spogliarsi, dovevano passare in mezzo a due file di sadici aguzzini che li bastonavano senza pietà. Giunti sul limite della grande fossa bianca, arrivava il comando secco dell’ufficiale nazista, un colpo di pistola alla nuca e il corpo cadeva giù. Due ucraini muniti di pala gettavano un sottile strato di terra sui cadaveri. Un tedesco nella fossa camminava per sincerarsi che nessuno fosse in grado di muoversi e fuggire, per i moribondi non si sprecavano munizioni, un altro strato di cadaveri e terra li avrebbe sepolti vivi.

La sera del 30 settembre, puntuali come da programma, i telgrafi batterono l’informazone attesa a Berlino prima di andare a cena. Kiev judenfrei. Il massacro di Babij Jar è una macchia che l’uomo non potrà mai cancellare.

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