Il maschilismo travestito

Quello che le femministe non dicono

Il maschilismo è alla riscossa. Dopo cinquant’anni di innegabili conquiste femminili e femministe, i diritti delle donne sono passati di moda.

Compressi e mortificati dai maschi; maschi in tacchi a spillo e smalto sulle unghie. Ma realmente, biologicamente e sfacciatamente maschi.

Il maschilismo, da travestito, sta trionfando, complice il mondo LGBT, che frustra l’emancipazione femminile, le sue battaglie e la agognata parità.

 

Eppure pareva ad un passo, a portata di mano.

Anni per equiparare la bravura femminile a quella maschile, ad assicurare pari dignità ed opportunità; con cadute di stile, certo, a volte, come le quote rosa, ma anche in divisioni sacrosante e vincenti come nello sport.

Adesso però i maschilisti travestiti pretendono di entrare nel territorio rosa, come nei loro bagni; gareggiano nelle categorie femminili, si dichiarano uterini per sfruttare le quote rosa stesse in politica. È successo davvero, ne parlammo QUI.

Ed a pagarne le conseguenze sono, e saranno sempre più, le donne. Nel silenzio bofonchiante, confuso ed imbarazzato dei movimenti femministi. ‘Mica possiamo fare un favore alla destra, parlando‘ pensano sicuramente; ma tacendo simulano il marito che per fare un dispetto alla moglie si taglio’ quello che le donne non hanno. O almeno una volta non dovevano avere, ma adesso non scommettiamoci mica più tanto.

Diciamocela tutta, da sincero ed ammirato estimatore dell’estetica ma soprattutto della determinazione e preparazione femminile, sono sempre stato allergico agli ‘aiutini‘.

Dove le donne meritavano, dalla scuola all’università, dal lavoro allo sport, nella mia non più breve esistenza, le ho viste sempre primeggiare.

Molte di loro, anche di sinistra, che mi pregiano della loro amicizia, non hanno mai preteso una riserva di posti, o di essere chiamate con declinazioni bizzarre del loro titolo, faticosamente e meritatamente conquistato.

Spesso sono saltate alla giugulare di chi le chiamava ‘notaia’ o ‘avvocata’ (advocata nostra, Salve Regina), perché dopo decenni di studio non sono affatto professioniste ghettizzate o di serie B, ma manco per niente.

Maschilismo arcobaleno

Ma ora i Trans o Transgender, incombono, e le donne passano in secondo piano: ovunque risuonano gli evviva per le conquiste dei maschi coi tacchi a spillo e tailleur, che riportano avanti le istanze maschiliste e cacciano indietro le conquiste femministe.

Notizia di pochi tempi fa l’attacco della rabbia Trans alle lesbiche.

Non è un caso

In una battaglia dichiarata dei sessi, vince chi confonde l’avversario, e se ad un uomo sarà sufficiente sentirsi donna, per poter accedere ai suoi diritti faticosamente raggiunti, il boomerang rischia di colpire chi con grazia lo lanciò. Perché non dovrebbe farlo, in fondo. I salotti radical chic lo benediranno. E le donne saranno le sole a perderci. Purtroppo ci sono abituate; al fuoco amico, forse un po’ meno. Quello non se lo aspettavano. Ma tant’è. Mica sarete omotransfobiche?! Quindi zitte e in cucina a rigovernare.

Non è facile prendere una posizione per chi, non amando né veterofemminismo d’accatto, né neoarcobalenismo patologico, potrebbe tranquillamente ridersela sugli spalti osservando i propri dirimpettai darsele di santa ragione a colpi di borsetta.

Ma il senso di giustizia che contraddistingue chi sente dentro palpitanti i valori più fondanti e tradizionali della nostra Cultura, soprattutto giuridica, non può legittimare l’esimersene.

E quindi una cauta e non corrisposta simpatia va al femminismo, perché, pur nelle sue esagerazioni, è coerente con una sua linea.

A patto che abbandoni al contempo la pretesa di ottenere diritti di parità senza rinunciare agli indubbi vantaggi che cavalleria maschilista secolare le accordo’. Tutto non si può avere.

Perché con la pervicacia di voler avere capra e cavoli, si finisce a ritrovarsi ad aver combattuto affinché un maschio travestito approfitti delle proprie battaglie. E, di fatto, le annulli.

 

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