Il Gruppo dei Trenta

G30

 

Il Gruppo dei Trenta (G30) recentemente, a fine dicembre ha pubblicato un’analisi intitolata: “Rilanciare e ristrutturare il settore aziendale post-Covid: progettare interventi di politica pubblica.” (Reviving and Restructuring the Corporate Sector Post-Covid: Designing Public Policy Interventions).

Nell’esposizione, da un lato viene evidenziato come i governi hanno fatto fronte alla pandemia nell’anno 2020 per sostenere l’economia, i cittadini e il settore aziendale. Dall’altro si dà conto di come impostare i futuri cambiamenti strutturali nelle nostre economie.

Il focus del G30 è dare un indirizzo al nuovo problema causato dalla solvibilità delle imprese, insistendo su nuove procedure e meccanismi economici. In sostanza il G30 invita i governi a selezionare i settori economici e le aziende che meritano di essere assistite.

I banchieri dunque hanno ben chiaro il futuro economico post pandemico. In questo bisogna dire che il pragmatismo della finanza, quella dei banchieri veri, è un pragmatismo asettico. Che non si pone certo questioni microeconomiche, quali per esempio la chiusura di ristoranti o negozi nelle città turistiche, ma che affronta le questioni macroeconomiche con una risolutezza inarrivabile da altri settori.

Cosa è veramente il G30?

Ma cos’è il G30? La risposta è molto semplice: è il gotha dei banchieri mondiali. Non ha nulla a che fare con il G7, il G8, il G10 che sono strutture derivanti dall’organizzazione di comitati intergovernativi tra i paesi più importanti (economicamente al mondo). In questi gruppi intergovernativi si cerca di indirizzare le politiche dei singoli stati componenti (e quindi delle loro economie) su indirizzi diciamo comuni.

Una definizione più accademica potrebbe identificare il G30 come un organismo globale indipendente composto da alti rappresentanti dei settori pubblico e privato e del mondo accademico. Il suo scopo è di approfondire la comprensione delle questioni economiche e finanziarie internazionali. Di esplorare le ripercussioni internazionali delle decisioni prese nel settore pubblico e privato e di esaminare le scelte a disposizione degli operatori di mercato e dei policymaker.

Viceversa i banchieri del G30 hanno una capacità di influenza legata alla determinazione delle politiche monetarie degli stati, suggerendo, dal punto dei vista dei banchieri, le manovre ed i passi da compiere per migliorare e ottimizzare le politiche fiscali dei paesi economicamente più evoluti.

Mario Draghi ne è stato presidente

Uno dei presidenti del G30 è stato il nostro Presidente del Consiglio Mario Draghi. E questo per noi italiani è sicuramente un punto di forza, anche perché è l’unico italiano membro.

Dopo questa pubblicazione, diciamo da gennaio 2021, i governi a questo punto sanno, hanno ben chiaro e presente, che gli sforzi dei banchieri sono rivolti ai settori economici che hanno potenziali di crescita importanti lasciando i settori decotti a meccanismi di tutela della solvibilità e di disimpegno al loro destino, e quindi solo alla forza dell’assistenzialismo pubblico. Sempre che via sia assistenzialismo pubblico.

Mario Draghi, in merito alla Corporate Reviving, che noi chiameremmo “rivitalizzazione delle imprese”, ha dichiarato: “I responsabili politici devono agire con urgenza, poiché l’emergente crisi di solvibilità sta già erodendo la forza sottostante del settore delle imprese in molti paesi. […] Abbiamo un precipizio di insolvenze, in particolare di piccole e medie imprese, che arrivano in molti settori e giurisdizioni, poiché i programmi di supporto scappano e il patrimonio netto esistente viene consumato dalle perdite “. È chiaro che il focus è sullo stabilizzare la liquidità delle imprese e quindi del sistema economico e cercare di controllare ed attenuare il più possibile le insolvenze che vengono a prodursi quotidianamente.

Sta per arrivare il problema dell’illiquidità

Il problema dunque è ben chiaro ai banchieri: il sistema diverrà illiquido e se i governi non si organizzeranno la tempesta della illiquidità potrà generare brutte sorprese, quasi come il fallimento di una Lehman Brothers. A questo punto è evidente a tutti che far morire il sistema imprenditoriale non serve a nessuno e che il sostegno pubblico ai vari settori economici non può certo mancare.

E quindi lo scopo del rapporto a firma anche di Mario Draghi è proprio quello di mettere il sistema pubblico di fronte ad una realtà che molti non vogliono vedere: la mancanza di solvibilità di interi settori economici.

Per concludere, il nostro paese ha seri problemi in alcuni settori economici causati principalmente dal Covid 19. Ma anche dai mancati rimborsi di crediti fiscali o da tassazione troppo alta o da elevata burocrazia. Ci aspettiamo dal nostro Mario Draghi interventi seri e decisi di politica fiscale. Tali da far si che la selezione tra le imprese avvenga per concorrenza e non per le inefficienze strutturali del nostro paese.

Da li poi le imprese che avranno problemi di liquidità potranno chiudere mantenendo però alto il livello di produttività del nostro sistema imprenditoriale. È la persona giusta al posto giusto. Just do it!!!

 

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