Il freno di stazionamento di Borgo San Lorenzo

Il Sindaco tira il freno a mano della ripresa della normalità

Stazionamento

Il sindaco di Borgo San Lorenzo, culla del Mugello, non vuole lo ‘stazionamento‘.

Sosta‘ e ‘stazionamento‘, reminiscenze di quiz della patente.

Ma qui non si parla di veicoli, ma di persone.

Quindi il piddino Omoboni pone un freno allo stazionamento: tira il freno a mano di quella che lui intende movida, ma la gente chiama, semplicemente, vida.

Un’ordinanza abnorme, che ricorda quella del sindaco di Firenze, che non consentiva di rimanere in alcune piazze a consumare alcolici.

Ma poteva andare in altre consumando analcolici, come sottolineammo a suo tempo.

Ordinanza, infatti, che, per fortuna, vista la sua insensatezza, è stata superata, ma si ripropone ora in provincia. Misure odiose ed inutili.

L’ordinanza

Il sindaco di Borgo ha comunque deciso.

In determinate vie, orari (dalle 16 alle 22) e giorni (dal 23 aprile al 15 maggio 2021), già da oggi gli unici che potranno “stazionare” a Borgo San Lorenzo, a pena di multe che vanno dai 400 ai mille euro saranno “le persone diversamente abili e loro accompagnatori” e chi è in coda “per poter accedere agli esercizi pubblici ed agli esercizi commerciali legittimamente aperti nel rispetto delle distanze minime interpersonali”.

Fatta salvo, bontà del sindaco, “la fruizione delle panchine pubbliche, nel rispetto del distanziamento e del divieto di assembramento”.

Parla il sindaco piddino Paolo Omoboni

“È essenziale mantenere alta l’attenzione, soprattutto nelle zone più critiche, i numeri dei contagi sono ancora molto variabili e la rete degli ospedali in difficoltà.

Per questo dal 23 aprile 2021 fino al 15 maggio 2021 compreso, nelle giornate di venerdì, sabato e domenica, dalle ore 16,00 alle ore 22,00, è stabilito il divieto di stazionamento per le persone, ad esclusione di soggetti diversamente abili e relativi accompagnatori. salva l’attesa in coda per poter accedere agli esercizi pubblici ed agli esercizi commerciali legittimamente aperti nel rispetto delle distanze minime interpersonali, in Piazza Dante, Piazza del Popolo, Piazza Garibaldi e Piazza Cavour, Piazza Gramsci.

Le piazze restano aperte, si potrà praticare l’asporto, ma senza stazionamento.

In queste aree sarà consentita la fruizione delle panchine pubbliche, nel rispetto del distanziamento e del divieto di assembramento.

Allo stesso modo si intensificheranno i controlli con la Polizia Municipale e la Compagnia dei Carabinieri.”

La singolare ordinanza azzera con effetto immediato ogni speranza di tornare a quel poco di normalità che, da lunedì prossimo, consentirà agli italiani almeno la gioia di poter consumare un pasto al ristorante (solo se all’aperto e solo fino alle 22).

E ai ristoratori, provati da mesi di chiusure forzate, di poter tornare, anche se non tutti e solo parzialmente, a lavorare.

A fronte del divieto di rimanere in alcune piazze (e nelle altre perché sì?) il Comune concede graziosamente la possibilità agli esercenti fino al 30 giugno di occupare il suolo pubblico gratuitamente con dehors in via straordinaria con l’esenzione dal pagamento del Canone unico (ex Tosap).

Una misura per venire incontro a bar e ristoranti nell’ambito delle riaperture previste, ma che evidenzia ancora maggiormente l’incoerenza di certe scelte che appaiono un tentativo di affrontare il problema pandemia senza un filo conduttore, in ordine sparso.

Perché tirando il freno di stazionamento, si rischia di andare in testacoda.

 

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