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Home Politica

IL FETICISMO EUROPEISTA È ANTIEUROPEISMO

di Kishore Bombaci
10 Dicembre 2025
In Politica
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Questa settimana è stata, come ha detto lo stesso Presidente Donald Trump, negativa per i repubblicani
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IL FETICISMO EUROPEISTA È ANTIEUROPEISMO

Trump sferza nuovamente l’Europa prima bacchettandola sulle politiche migratorie poi sulla qualità dei suoi leader ritenuti per la maggior parte non idonei, ma, sottolinea il tycoon con un certo sarcasmo, politically correct, naturalmente nel senso deteriore.

Le dichiarazioni di Trump fanno poi il paio con quanto aveva postato l’ex amico Elon Musk che, irritato dalla salata multa inflitta a X dall’UE, aveva parlato della necessità della disgregazione di quest’ultima per fare tornare la sovranità ai singoli stati nazionali

Eresia! La coppia americana degna del patibolo per gli innamorati in servizio permanente dell’Unione.

Subito si sono scatenati i leader europei a partire da Ursula Von der Leyen che si è immediatamente dichiarata orgogliosa dei leader europei (Sic!) e qualcuno ha fatto sapere con piglio severo che “agli europei ci pensano gli europei”.

C’è chi poi dà la colpa a Putin che tanto non si sbaglia mai !!

Piove, Putin ladro.

Invero, non è la prima volta che il Presidente degli USA aveva attaccato l’Europa per la deriva presa ormai da diversi anni con particolare riferimento all’immigrazione incontrollata e alle politiche woke sponsorizzate dall’UE.

Lo aveva fatto con toni apocalittici nell’ultima Assemblea Generale dell’ONU con un discorso magistrale a cui era davvero difficile muover critica

La reiterazione del punto di vista fa male non v’è dubbio, ma è giusto reagire come gallinacei isterici?

Dipende da come si vuole vedere la cosa.
Perché ci sarebbero due modi per reagire alle sferzate di oltreoceano. Uno è quello di prendere atto delle critiche e verificare che cosa ci possa essere di vero (possibilmente per migliorare) al netto dei consueti toni trumpiani; l’altro modo è quello di chiudersi e arroccarsi sulla difesa puntuta di ciò che è l’UE attuale.

Il primo risponderebbe a una visione matura, l’altra a una adolescenziale e feticista

Ebbene, naturalmente gli europeisti da divano hanno scelto la seconda opzione dando prova di una immaturità allibente ma che ben descrive il mindset dell’europeista medio .

E giù bandierine UE sui profili social e anatemi contro chi critica questa Unione Europea, paradossalmente anche da chi si professa liberale tutto d’un pezzo.

Peccato che poi assuma l’atteggiamento del più severo dei censori. Chiunque critichi questo assetto continentale diventa automaticamente anti-europeista (come se esistesse un solo modo di essere europeista)

Perché naturalmente il monopolio dell’europeismo lo ha solo chi incensa Macron o la Von der Leyen. Il resto sono subumani sovranisti o peggio, fascisti (tanto per cambiare).

Se invece volessimo aprire un dibattito serio su che cosa è diventata l’Europa oggi, non possiamo che prendere atto che su molte cose Trump ha ragione da vendere. Gli amici di Macron se ne faranno una ragione .

Ma non vi è da pensare che il processo di destrutturazione europea inizi adesso, né che sia conseguenza della guerra in Ucraina dove alle roboanti dichiarazioni di principio non corrispondono azioni coerenti

L’Europa delle migrazioni incontrollate che si presta a esser colonizzata dall’integralismo islamico ha origini molto lontane. Se ci si prendesse la briga di studiare la storia recente europea si potrebbe dire che la deriva è consustanziale alla nascita della CEE e uno dei protagonisti è quel De Gaulle da tutti incensato.

L’asse franco tedesco che ha sempre governato l’Europa dal dopo Yalta, ha sempre inclinato vergognosamente verso i paesi arabi, sin da subito

Basti pensare al DEA con tutte le conseguenze anche sul piano migratorio, o alla dichiarazione di Venezia degli anni 70, per capire come la sudditanza europea rispetto alle esigenze arabe (col ricatto del petrolio) sia cosa che viene da lontano. Oggi paghiamo il fio di una annosa impostazione politica che ci rende succubi di culture identitarie forti e – almeno in linea di principio – incompatibili con i valori da sempre espressi dal Continente.

Insomma basta davvero leggere i dati, guardare i memorandum degli anni 60-70 e tutto appare chiaro

Le conquiste liberali del costituzionalismo del ‘600-‘700 sono progressivamente e sempre più messe in crisi da modelli culturali che si ispirano a concezioni obiettivamente retrograde. Dalla parità dei sessi, alla laicità dello Stato e della politica per finire alla stessa forma democratica, tutti i fondamenti della cultura costituzionale e istituzionale dell’ Occidente non sono minimamente delle certezze per molte enclave di stranieri nelle nostre capitali.

I landmarks che hanno determinato ciò che è sempre stato il continente, stanno saltando come birilli con la gioiosa complicità di buona parte della classe dirigente europea

La sharia recepita negli ordinamenti di common law, le liste di musulmani nelle elezioni amministrative sono solo l’inizio di un processo che rischia di portarci sulla via della sottomissione come plasticamente rappresentato da Houllebeck già diversi anni fa.

I più sinceri lo dicono chiaramente: non vogliamo integrarci, vogliamo sostituirvi

A ciò si aggiunge una criminalità a vari livelli che vede protagonisti sovente gli stessi immigrati nella sostanziale impotenza degli stati nazionali.

E guai a fare notare la questione, perché si diventa subito fascisti e razzisti. Quindi esclusi dal consesso umano .

Tutto questo, insomma, restituisce l’immagine di un Europa assai debole governata da leader che sottovalutano queste problematiche vivendo in un modo spesso lontano da quello reale.

Il Titanic affonda ma l’orchestra continua a suonare!

Come può dunque sottovalutarsi questo stato delle cose? Come può semplicemente limitarsi a dare addosso a Trump omettendo di confrontarsi sui concetti espressi dal POTUS?

Oggi più che mai invece sarebbe necessario prendere questo tipo di provocazioni come un’occasione per rilanciare il progetto europeo riscoprendo le proprie radici identitarie, a partire da ciò che di buono ha prodotto l’Europa per l’occidente e per il mondo intero.

Da destra non potremmo che essere felici di un processo del genere che attrezzi finalmente il continente di fronte alle sfide epocali che ci attendono ripescando i valori fondamentali di civiltà di cui l’Europa è portatrice

Dalla Atene antica alla Roma repubblicana o imperiale, al cristianesimo fino all’Illuminismo o al patriottismo mazziniano, l’Europa è stata la grande protagonista della costruzione della modernità . Una grandezza non priva di errori ma pur sempre grandezza.

Al contrario, oggi, tutto ciò che ha costituito la nostra cifra distintiva è divenuto qualcosa di cui vergognarsi, da declinare secondo la nuova ideologia woke fatta di cancel culture, finti diritti e negazione del sé collettivo.

Dinanzi a siffatta debolezza intrisa di un suicida senso di colpa, vien da pensare che questa Europa dell’impero romano ricalca solo la fine: la mollezza dei costumi il declino del mos maiorum, e infine le invasioni dei barbari

Non c’è chi possa negare obiettivamente le analogie con l’aggravante che oggi, rispetto ad allora, i tempi corrono molto più veloci e già potrebbe essere troppo tardi per recuperare.

Perciò invece di prendersela col medico che diagnostica la malattia sarebbe forse opportuno per chi crede in una forte Europa dei popoli e non delle burocrazie bancarie, guardare in faccia la malattia e se possibile porvi rimedio

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Tags: DONALD TRUMPEUROPAOCCIDENTEPRIMO PIANOSTATI UNITI
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