Il fatto non sussiste: Fausta Bonino è innocente

fausta bonino

Fausta Bonino – In tempi di elezioni presidenziali, diventiamo tutti grandi elettori. La corsa al Quirinale diventa una specie di oppio dei popoli. Ed a molti è sfuggita questa notizia battuta Il 24 gennaio scorso dall’ANSA.

“La Corte di Appello di Firenze, ha assolto dall’accusa di omicidio plurimo volontario Fausta Bonino, l’infermiera finita a processo per i decessi anomali di 10 pazienti avvenuti all’Ospedale di Piombino tra il 2014 e il 2015… In primo grado era stata condannata all’ergastolo per quattro dei dieci decessi contestati.”

Accidenti!  Ma veniamo ai fatti.

Fausta Bonino, infermiera all’ospedale di Piombino era stata imputata per le morti sospette di dieci pazienti tra il 2014 e il 2015. All’inizio delle indagini le morti sospette erano addirittura tredici. Con rito abbreviato il GUP di Livorno Marco Saquegna l’aveva condannata per quatto delle dieci morti indagate dalla Procura.  Opportunità lavoro presso il reparto luogo dei delitti. Mezzo iniezioni di Eparina. Movente vendetta verso l’ospedale.

In appello il Procuratore Generale Fabio Origlio contesta all’infermiera nove dei dieci casi in indagine, non più quattro, e chiede ancora l’ergastolo. Stesse motivazioni. Alla fine la corte di Appello di Firenze assolve l’imputata. Tutte le accuse cadono perché “Il fatto non sussiste”.

Il fatto non sussiste. La formula più ampia di assoluzione. Non solo l’infermiera è estranea ai fatti addebitati. Non solo l’infermiera non ha commesso alcun reato. La fattispecie criminosa alla base dell’indagine non esiste. Dietro alle morti presunte sospette non c’è reato. Si tratta di morti naturali.

Proviamo ad analizzare i fatti

Tredici persone muoiono in un reparto di rianimazione. Se la terapia era sbagliata chi ha assegnato la terapia… Se la terapia era corretta chi la somministrata. Il primario è stato subito assolto quindi la terapia era corretta.

Dei tredici casi in indagine dieci arrivano a Processo e di questi, quattro arrivano a Condanna. Perché solo quattro su tredici… Perché l’imputata ha attuato protocolli diversi e inappropriati? Perché l’imputata non era presente in tutti? E allora chi c’era… nessuno? L’eparina e stata iniettata sempre tutta dall’imputata? Era l’unica ad avere accesso alla farmacia? Il movente dei presunti omicidi sarebbe una vendetta contro l’ospedale. L’imputata si sarebbe sentita non considerata. E chi lo dice. Gli esami autoptici, cosa ci dicono, qual è la causa di morte.

Se la cosa non fosse tragica sarebbe comica.

Si parte da tredici poi si va a dieci. Si arriva a quattro. Si riparte da nove per finire a zero. Abbiamo un  caso di lotto giudiziario.

Il Grande Totò direbbe… ”E la somma che fa il totale”. Noi invece diciamo, “In che mani siamo”.

 

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