Il fallimento Lehman Brothers 1. Bearn Stern il paziente zero

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Il fallimento Lehman Borthers – In un romanzo, tra 50 anni, questa storia inizierà dalla fine. Un regista filmerà di spalle un manager di Lehman Brothers (d’ora in avanti LB) che aprirà la mail ricevuta sul proprio Blackberry. Con questa il CEO Richard S. Fuld gli annuncia il licenziamento a seguito della richiesta di default che nella notte ha chiesto alle autorità governative dello Stato di New York. La camera poi fa un giro a volo d’angelo tra i vari desk del palazzo LB a Wall Street. Tra i vari impiegati e funzionari che nel silenzio con lo sguardo rassegnato leggono anche loro le personali mail di licenziamento.

Con una musica classica tipo una quinta di Beethoven, una camera su New York fa vedere lo splendido skyline. Per tornare alle persone che escono dal palazzo LB con gli scatoloni in mano. La musica rallenta, i violini suonano. Una foto impressiona lo schermo: il Wall Street Journal dopo il titolo di sabato 13 settembre che apriva con “ore contate per LB: la crisi dilaga”, apre con “Lehman Brothers Failure” sbattendo il mostro in prima pagina.

Gli hedge funds di Bearn Sterns

Nell’agosto 2007, in Sardegna, insieme ad un caro amico che lavora anche lui in finanza, commentavamo il fallimento di due hedge funds di proprietà di Bearn Sterns. La sesta banca d’affari degli Stati Uniti, che causavano il blocco di alcuni comparti operativi di BNP Paribas perché non riuscivano più a fare prezzo sulla vendita dei loro asset. Erano diventati illiquidi.

Una parola che da li a pochi mesi sarebbe diventata la parola più paurosa di tutte: la illiquidità degli asset era la nuova Chimera. Non ci rendevamo conto che quel momento, quell’articolo di giornale letto sotto un ombrellone, pochi mesi dopo sarebbe diventato il paziente zero della crisi LB. Il paziente zero illiquido sul mercato dei subprime statunitensi: default due hedge fund, sospensione per un lasso di tempo importante di alcune operazioni di investimento della Banca BNP Paribas. Lo ripeto perché il paziente zero è importante per determinare i contagi. E per capire cosa fare.

L’estate 2007 passò. I dominatori dell’universo finanziario a capo delle loro banche d’affari dominavano.

Le Big Five della finanza

Le Big Five dell’epoca erano nomi noti ed i loro capi dei dominatori dell’olimpo finanziario mondiale:

  1. Goldman Sachs con il CEO nato dai bassifondi dei desk della banca Lloyd Blenkfein. Se ce l’aveva fatta lui in Goldman ce la potevano fare anche i suoi colleghi, 68 milioni di dollari di compenso nel 2007.
  2. JPMorgan Chase, con Jamie Dimon al timone del comando, uno tosto, tostissimo.
  3. Lehman Brothers con Richard S. Fuld Junior, a capo della banca che si diceva era la più spregiudicata delle Big Five.
  4. Merryl Lynch con Jhon A. Thain come CEO una banca storica. I
  5. nfine l’altra storica banca Morgan Stanley guidata da Jhon J. Mack.
  6. La sesta Bearn Sterns quasi manco era conosciuta, ma sempre la sesta banca d’affari americana era. I CEO delle Big Five erano noti a tutti come “the masters of the universe”. Un gruppo di finanzieri, che molti consideravano senza scrupoli, che nel 2007 avevano guadagnato per i loro azionisti una cifra pari a 55 miliardi di dollari di cui solo Goldman circa 20 miliardi e dei quali Mr. Lloyd Blankfein solo 68 milioni.

Ma venne l’inverno, fini il 2007 ed inizio il 2008. E Bearn Sterns entrò in crisi di liquidità. Io all’epoca leggevo i giornali finanziari consapevole che era la sesta banca d’affari americana ad avere problemi di liquidità. Non capivo perché, fu un febbraio marzo molto strano. Poi capii. Se non hai fiducia che uno si salvi perché prestargli i soldi?

Ma se Bearn Sterns non si poteva salvare perché nessuno gli prestava i soldi, voleva dire che i suoi attivi non erano liquidi, e se i suoi attivi non erano liquidi, il panico si poteva diffondere. E se si diffonde il panico perché la sesta banca statunitense non riesce a trovare banchieri che gli prestano i soldi, a noi che poteva mai succedere?

Ne parlavo: molti i “non ti preoccupare”. Qualche “fammi capire meglio”. Pochi “ho capito, cosa facciamo?”. Fu il lunedì 17 marzo che JPMorgan assorbì Bearn Sterns e gli Stati Uniti in quei giorni iniziarono un loro programma di intervento pubblico nell’economia.

Questo, solo questo, sarebbe dovuto bastare per rendere tutti i cittadini occidentali consapevoli che il sistema bancario stava andando in default e che qualcuno ci avrebbe rimesso le penne. Non un master of the universe, un onnipotente, ma qualche cittadino, qualche famiglia, molta gente.

 

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