Il Due giugno è la festa della repubblica di tutti i cittadini
Il Due Giugno negli ultimi quindici anni è stata una tra le celebrazioni più strumentalizzate politicamente.
La parata del 2 Giugno, tradizionale era un appuntamento con la Festa della Repubblica, mentre anche quest’ anno si conferma si conferma come peraltro negli ultimi quindici anni uno specchio fedele delle divisioni politiche del Paese
Più che una ricorrenza istituzionale condivisa, è diventata il termometro della tenuta (o della rottura) delle alleanze, una prova simbolica che evidenzia chi ha una visione comune dello Stato — e chi, invece, continua a litigare anche sui principi fondamentali.
Il centrodestra si presenta come blocco compatto. La coalizione non ha mai messo in discussione il valore della parata militare: per Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani si tratta di un omaggio dovuto non solo alle Forze Armate, ma anche a tutti i corpi dello Stato che quotidianamente operano per la sicurezza e il bene comune — dai carabinieri ai vigili del fuoco, dalla Protezione Civile alla Croce Rossa.
Una presenza pubblica che, secondo il centrodestra, gli italiani hanno il diritto di vedere, conoscere, ringraziare
Non è un caso che Salvini abbia ribadito, anche quest’anno, che “il 2 giugno è la festa della Repubblica italiana, non della sovranità europea”, rispondendo indirettamente alle parole del presidente Mattarella sul ruolo dell’Europa. Parole che hanno scatenato la polemica più aspra della giornata, con il senatore leghista Claudio Borghi arrivato a chiedere le dimissioni del Capo dello Stato.
Una richiesta che Salvini ha subito sgonfiato, pur mantenendo la linea sovranista sul significato della festa
Diverso lo scenario nel campo largo, dove il 2 Giugno è diventato un’occasione di visioni inconciliabili. I Verdi e la Sinistra Italiana puntano da anni a una revisione totale della parata: meno militari, più cittadinanza, meno costi, più diritti. Il Movimento 5 Stelle, negli anni passati, ha più volte attaccato lo “spreco” della sfilata, proponendo di usare quei fondi per il servizio civile o per progetti sociali. E il Partito Democratico? Diviso: in alcune stagioni ha avanzato dubbi sui costi della manifestazione; in altre l’ha difesa, ma senza mai farne una bandiera.
A rendere ancora più evidente la distanza tra i partiti, la decisione del PD di organizzare — proprio il 2 Giugno — una manifestazione contro il premierato e l’autonomia differenziata. Un’iniziativa legittima, certo, ma che ha offerto al leader M5S Giuseppe Conte un assist perfetto per accusare i dem di “trasformare la Festa della Repubblica in una giornata di parte”. E così, anziché rafforzare il fronte progressista, il 2 Giugno è diventato anche stavolta un nuovo fronte di scontro.
Il paradosso è evidente: la giornata nata per celebrare l’unità del Paese diventa ogni anno un’occasione di divisione politica
Da una parte chi rivendica una linea coerente di sostegno allo Stato e ai suoi simboli.
Dall’altra, una galassia frammentata dove ogni partito sembra voler dare al 2 Giugno un significato diverso, spesso incompatibile con quello degli alleati
Forse è anche da questi dettagli che si misura la credibilità di una nazione. E forse, tra le note delle fanfare e il passo dei reparti in parata, qualcuno dovrebbe fermarsi a riflettere su cosa significhi davvero celebrare la Repubblica — e per chi e che rendere onore a chi ogni giorno opera per la difesa e il bene Comune dovrebbe essere un dovere di tutti gli schieramenti politici che sono espressione degli italiani e il Due giugno è la festa della repubblica di tutti gli italiani non solo di alcuni.
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