Il disastro ecologico del lago d’Aral, una tragedia del XX secolo

Aral

C’era una volta il lago d’Aral. Era immenso, 68.000 km2 di superficie, così grande che la gente del posto invece di lago lo chiamava mare. Anche perché, proprio come il mare, era salato. La grande massa d’acqua contribuiva a temperare moltissimo il clima della zona desertica in cui si trovava, e, difatti, sulle sue rive fioriva l’agricoltura e le sue acque, pescosissime, davano cibo e lavoro a centinaia di migliaia di persone. Numerosi porti lo circondavano, da cui salpavano ogni giorno centinaia di pescherecci, ed il loro prodotto veniva trasformato direttamente in loco, contribuendo ulteriormente all’economia locale. Si calcola che circa 1/4 di tutto il pesce pescato nell’U.R.S.S provenisse dal lago d’Aral.

La condanna

Poi, un brutto giorno, Stalin decise di condannare a morte l’Aral: il 20 Ottobre 1948 il dittatore georgiano firmò il Grande Piano per la Trasformazione della Natura. Il progetto prevedeva la costruzione di una rete di canali che avrebbe preso le acque dei fiumi Amu Darya e Syr Darya per portarla nel deserto. L’idea era trasformare quest’ultimo in una zona di produzione del cotone.

E ci riuscirono. Nonostante il progetto fosse realizzato in forma abbastanza rudimentale. I canali non erano rivestiti. Erano delle semplici trincee scavate nel terreno. E questo faceva sì che, a causa dell’assorbimento del terreno e dell’evaporazione, tra il 50 e il 70% dell’acqua andasse sprecata.

Cronaca di un disastro annunciato

I due corsi d’acqua erano gli unici ad alimentare il lago. Per questo, a partire dagli anni ’60 il suo livello cominciò a scendere. Le autorità sovietiche non se ne preoccuparono. Anzi, ci fu chi arrivò a dire che in fondo non aveva importanza visto che l’Aral era “un errore della natura”.

Il crollo dell’U.R.S.S. nel ’91 non migliorò certo la situazione: nel 1997 l’Aral era sceso al 10% della sua dimensione originale, dividendosi in quattro laghi: il Lago d’Aral settentrionale, i bacini orientale e occidentale del Lago d’Aral meridionale, un tempo molto più grande, e il più piccolo lago intermedio Barsakelmes.

Nel 2009, il lago sud-orientale era scomparso e il lago sudoccidentale si era ritirato in una sottile striscia sul bordo occidentale dell’ex bacino meridionale. Negli anni successivi occasionali flussi d’acqua hanno portato il lago sudorientale a ricostituirsi occasionalmente in misura ridotta. Le immagini satellitari della NASA nell’agosto 2014 hanno rivelato che per la prima volta nella storia moderna il bacino orientale del lago d’Aral si era completamente prosciugato. Il bacino orientale è ora chiamato deserto di Aralkum.

Ulteriori conseguenze

Inoltre, la fortissima riduzione del lago ha fatto sì che la salinità delle sue acque aumentasse esponenzialmente, sterminando la fauna locale. Gli unici pesci che riescono attualmente a sopravvivere nei rimasugli dell’Aral sono alcune specie introdotte successivamente in quanto tolleranti ai livelli attuali di salinità.

Non finisce qui: la poca acqua rimasta è fortemente inquinata da pesticidi e fertilizzanti.

Ciò ha avuto conseguenze pesanti sulla popolazione. Donne e bambini sono stati particolarmente colpiti. Sostanze chimiche tossiche associate all’uso di pesticidi sono state trovate nel sangue e nel latte materno. In particolare organocloruri, composti policlorobifenili (PCB), composti DDT e TCDD. Queste tossine passano dalle madri ai figli, causando basso peso alla nascita ed anomalie genetiche. Il tasso di bambini malformati è cinque volte superiore in questa regione rispetto ai paesi europei.

L’U.R.S.S. ha lasciato in eredità a Kazakhstan e Turkmenistan, i due sul cui territorio si trova attualmente l’Aral, il peggior disastro ecologico mai creato nella storia umana.

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