Il diritto parallelo. In Italia la legge non è più uguale per tutti

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La legge è uguale per tutti? Forse alla fine finiremo come nel vecchio Impero Ottomano, dove una serie di comunità si auto governava in base alla fede religiosa o all’appartenenza etnica, pur rispondendo al sultano. Lì non c’era una legislazione unica.

O meglio lo stato forniva un certo grado di autonomia vedendo i cittadini non come uguali davanti alla legge, ma partendo dall’idea di amministrare comunità culturalmente diversificate. Quindi per taluni aspetti non tutti affrontavano le stesse conseguenze per un medesimo reato.

Si può dire che il più grande contributo a riguardo sia stato la costruzione di una cittadinanza unica. E quindi di un diritto universale indistinto per tutti i cittadini, all’interno dello Stato.

Ora paradossalmente, visto che ci siamo tutti, ad ogni livello, bevuti il cervello imbevendolo di politicamente corretto, ci preoccupiamo tanto di tutelare i diritti ed evitare le discriminazioni in base al genere. Poi deroghiamo tranquillamente per fare un favore ai nuovi arrivati.

Il diritto piega la testa agli immigrati

Così avviene che il nostro diritto, intriso della nostra storia, la cui accettazione rappresenta un fattore determinante di integrazione, deve cedere il passo alla sensibilità di chi arriva. Quindi non importa assolutamente se un uomo di fede islamica picchia e vessa la moglie. Addirittura una giudice di Perugia chiede l’integrazione perché a suo avviso la cosa va declinata considerando “il quadro culturale dei soggetti interessati”.

Meno male che dovrebbe essere un pensiero che si ispira all’ideologia progressista. Quando nacque la Repubblica Italiana, in molte realtà del nostro paese le donne venivano costantemente vessate. Se non si fosse voluto progredire, creando delle leggi in contrasto con la cultura popolare del tempo quanto sarebbe continuato tutto ciò?

Ma questa maledetta ideologia di imbecilli che si imbeve di ignoranza e pregiudizio antioccidentale, quanto ancora deve danneggiare l’occidente, prima di essere archiviata per sempre come un maledetto ricordo di una nostra perdita di lucidità temporanea?

Che cosa deve interessare ad un paese il quadro culturale di un uomo venuto che dovrebbe integrarsi, se questo ne viola le leggi? Integrazione vuol dire che lui deve accettare i valori di questo paese non noi accettare i suoi.

Si scagliano contro il crocifisso, e noi zitti

Si scagliano contro il crocifisso nelle scuole, questi talebani del pensiero moderno. Insegnano quant’è bella e tollerante ogni cultura. Ma non pensano che la tolleranza occidentale è il miglior rifugio per le persone vessate proprio dall’intolleranza di certe culture.

Bisogna tenere conto del quadro culturale di un soggetto, quando questo contrasto con l’ordinamento, allora dobbiamo essere tolleranti verso la poligamia nel caso, il consenso paterno al matrimonio vincolante per una donna, la discriminazione sulle quote ereditarie per le figlie rispetto ai figli per gli islamici.

Ma essendo pluralisti dovremmo accettare tutte le culture e come dice giustamente Alfredo Mantovano, quindi comprendere che una una famiglia che si ispira alla cultura Azteca troverebbe normale fare sacrifici umani.

Ci siamo già scordati di donne come Salma Abass o Hina Saleem?

Chi viene nel nostro paese deve rispettare le nostre leggi, la nostra cultura e se vuole restare aderire ai nostri valori di riferimento. Non possiamo accettare un diritto parallelo sul nostro suolo.

Da dove viene una persona non ci deve interessare assolutamente, se sta in Italia rispetta le nostre regole.

 

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