Il colpo di mano del Re

Mussolini venne arrestato in Italia commissariata

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La mossa del Re – La mattina del 25 luglio Mussolini rimase tranquillo. Lui non aveva mai attribuito funzioni equiparabili a quelle di un organo deliberativo al Gran Consiglio, tuttalpiù lo considerava uno strumento consultivo del regime.
Mussolini non si sentiva sfiduciato legalmente. Questo a detta dei suoi più stretti collaboratori. C’era però delle ambiguità nel suo atteggiamento.

Fece dei tentativi raccogliendo la documentazione tecnica al fine di dimostrare l’incostituzionalità di tale voto, fatica inutile se riteneva fosse evidente. Ancor di più la celerità con la quale chiese udienza dal Re. Probabilmente perché lo riteneva già al corrente di un ordine del giorno che si rivolgeva direttamente al Capo dello Stato.

Mussolini era un politico, e non poteva comunque non cogliere il significato politico sottinteso al fatto che i suoi stessi gerarchi si erano rivolti direttamente a Vittorio Emanuele III.

Il generale Galbiati nella sua qualità di comandante della milizia era venuto a dirgli che Grandi era irreperibile, suggerendogli di emettere un ordine di arresto. Mussolini si rifiutò asserendo che era necessario un rimpasto di Governo, perché formalmente Grandi era ancora un ministro di Stato.

Dalle testimonianze di quei giorni dei suoi più stretti collaboratori, sembra che la carta risolutiva del Duce per il conflitto fosse la proposta a Hitler di negoziare una pace a est. Questo avrebbe consentito di concentrare tutte le forze contro gli anglo-americani. Se i tedeschi avessero potuto contare su gran parte delle forze ora dislocate sull’immenso fronte russo avrebbero potuto stabilizzare la situazione nel Mediterraneo.

Riassegnare al Re il comando dell’Esercito

L’idea era molto semplice: restituire la delega al Re, riassegnando solo a lui pienamente il comando delle Forze Armate e mantenere l’iniziativa politica, con un rimpasto di governo. Mussolini era abbastanza convinto che la cosa fosse fattibile. Del resto Hitler aveva dimostrato un rapporto di fiducia solo verso il Duce.

Dunque Mussolini si riteneva l’unico capace di tenere i rapporti con l’alleato tedesco.

Nel frattempo Grandi aveva suggerito al Duca Acquarone, ministro della Real Casa, il licenziamento di Mussolini e la sua sostituzione con il Maresciallo d’Italia Enrico Caviglia, l’unico militare da sempre apertamente contro la guerra.

Mussolini si presentò alle ore 17 a Villa Savoia, dove Vittorio Emanuele aveva già disposto tutto per il suo arresto. L’incontro fu breve.

Il Re laconicamente chiese a Mussolini le sue dimissioni, comunicandogli che aveva già deciso di assegnare il suo posto al Maresciallo Badoglio.
Appena uscito dall’udienza Mussolini fu affiancato da un capitano dei carabinieri che gli chiese di salire su di un’ambulanza per motivi di sicurezza. Il sovrano sapeva benissimo che tenere in stato di arresto Mussolini avrebbe inibito un eventuale reazione fascista.

L’uomo che aveva governato l’Italia per oltre vent’anni veniva esautorato, messo in manette e portato via senza clamori della scena politica usando una porta di servizio inconsueta.

 

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