Il centro tentenna

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Non c’è bisogno del centro in questo paese. Anche perché solitamente l’unico grande centro esistente nella storia repubblicana, incarnato dalla Democrazia Cristiana, se ha potuto governare il paese, lo ha fatto poiché alternativo al Partito Comunista.

Si vuol vedere sempre le ragioni delle vittorie democristiane come prodotto dell’inciucio, del sordido compromesso, del laido opportunismo consociativo. La balena bianca in realtà per gran parte della sua storia fu tutto il contrario.

Rappresentò un argine democratico all’avanzata di un partito che era ancora chiaramente dipendente da Mosca. Dunque da un regime nemico della Nato, nemico dell’Occidente e dunque nemico dell’Italia. Ebbe certo anche il merito di cogliere l’opportunità di un disgelo e di cercare di consentire a quel Partito Comunista di trovare un compromesso per un’evoluzione in chiave democratica. Al fine di garantire la possibilità di un’alternanza necessaria alla sopravvivenza di uno stato democratico.

Ma oggi il riassemblamento di centro che auspica anche Matteo Renzi, sarebbe solo ed esclusivamente un tentativo di far sopravvivere quella degenerazione di un parlamentarismo malato che ormai porta al disgusto, al rifiuto, all’allontanamento della gente dalla politica. Magari è vero potrebbe essere un’operazione funzionale a mandare al Colle Silvio Berlusconi.

Silvio al Colle

Sarebbe la prima volta di un presidente che non provenga dalla sinistra. Ma questo avrebbe un senso solo ed esclusivamente se poi si consentisse un allargamento su basi ideologiche del centrodestra. Come schieramento alternativo a quello progressista: un fronte conservatore coerente. Condizione oggi impensabile con soggetti che sono chiaramente restii ad abbandonare un progressismo ideologico.

Sarebbe solo triste se si trattasse di un partito che può stare sia a destra che a sinistra, per condizionare il gioco politico con la formazione di governi di compromesso assembleare, non di consenso elettorale.

Dunque è proprio necessario impedire qualsiasi legge in chiave proporzionale, che aiuterebbe simili progetti. Perché non è la sopravvivenza del compromesso al ribasso, ossia incurante dell’allontanamento dei cittadini dalle istituzioni, quello di cui ha bisogno l’Italia.

L’Italia ha bisogno di democrazia diretta, di alternanza, di un bipolarismo concreto. La DC rappresentava un’alternativa, dei valori differenti, una mondo libero antitetico a quello comunista. Non erano la stessa cosa dei suoi avversari, non erano fotocopie ibride gli schieramenti di allora. I partiti erano pensatoi ed erano ideologizzati.

Certo amministravano, ma amministravano con la coerenza delle idee. L’Italia non ha bisogno di fotocopie, pronte a governare con chiunque pur di conservare il potere.

Bisogna fare l’interesse del paese, non l’interesse della casta.

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