Il boia gioioso

Il boia gioioso. Centosei anni fa, precisamente il 12 luglio 1916 venivano giustiziati Fabio Filzi ed il più famoso Cesare Battisti. L’esecuzione si svolse nella fossa del Castello del Buonconsiglio, a Trento allora parte dell’Impero Austro Ungarico.

Chi era Battisti

Socialista trentino di sentimenti irredentisti, era un affermato giornalista. Nel 1912 divenne deputato al Reichsrat, il parlamento imperiale austriaco dove venne eletto alla Camera Bassa.

Qui ebbe come collega Alecide De Gasperi, giovane parlamentare del partito popolare. Due anni dopo sarebbe entrato anche alla dieta di Innsbruck , una sorta di consiglio regionale del tempo.

Con l’entrata in guerra dell’Austria e la neutralità iniziale italiana, si trasferì a Milano per spingere alla guerra contro gli Imperi Centrali. Dopo l’entrata in guerra italiana al fianco di Francia ed Inghilterra, Battisti si arruolò volontario negli alpini. Lì ebbe come compagno d’armi il Sottotenente Fabio Filzi, che aveva disertato dall’esercito austriaco.

Presi insieme prigionieri dagli austriaci durante un attacco, vennero ambedue riconosciuti, sembra per la delazione di un compaesano tirolese.

Un processo sbrigativo

Il dibattimento si svolse in un solo giorno. E come i tribunali speciali di guerra del tempo, anche quello di  Battisti fu un processo dall’esito scontato.

La sua difesa si basava sul fatto di essere un prigioniero di guerra, ed in quanto deputato non condotto davanti al tribunale competente. Gli venne negato il difensore richiesto e gli fu assegnata una difesa d’ufficio da parte di un militare austriaco.

Chiese di essere fucilato come rispetto all’uniforme. Ma il giudice provvide a far acquistare dei vestiti di basso costo per consentire l’impiccagione, e negargli quel riguardo.

Il pagliaccio della morte

Fece il giro del mondo la foto di un bonario pancione, con una ridicola bombetta in testa, sorridente che troneggiava sul corpo senza vita di Cesare Battisti strangolato dal cappio. Quel signore era il boia viennese Josef Lang, un ex oste che aveva ottenuto il pubblico impiego di esecutore delle sentenze capitali ad inizio secolo. Aveva già sessantuno anni e dopo tre sarebbe stato mandato definitivamente in pensione. La sua attività di boia non fu particolarmente intensa. Negli ultimi anni del suo lungo regno l’Imperatore Francesco Giuseppe I, esercitò molto spesso la sua prerogativa di grazia.

Sbeffeggiare la morte

La figura di Cesare Battisti è divisiva. Per gli Austriaci era un traditore. Per gli italiani un patriota. In una terra di confine i sentimenti erano tesi,tra sostenitori della monarchia asburgica ed irredentisti. E lo sono tuttora. Nonostante gli anni abbiano stabilizzato assetti differenti. De Gasperi rimase un deputato austriaco fino alla fine. Il fratello di Cesare Battisti combatte’ nell’esercito austriaco.

A riguardo è interessante uno scritto di Bruno Zorzi, che immagina un dialogo tra Battisti e Camillo Ruggiero. L’ufficiale che chiese la resa austriaca al comando italiano era proprio di origine italiana.

Ma l’immagine di Lang che sbeffeggia la morte. Che non mostra il dovuto rispetto, insieme ad una folla plaudente, ad un uomo per le sue idee,ispira disprezzo. Al tempo fu fortemente criticata anche in Austria.

Sembra che il laccio dell’esecuzione si spezzò, dovette esserne usato un secondo. Anche questo, a detta di alcuni testimoni, fu un crudele scherzo del sardonico boia. Usare una corda inadatta apposta.

Il pagliaccio della morte era inopportuno allora, ed ancora oggi da la sensazione di uno sconfortante distaccamento dall’umanità, in un momento tragico.

 

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