I ROS, Francesca Totolo, Marco Gervasoni e la sottile linea rossa

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I carabinieri del ROS (Reparto Operativo Speciale) hanno effettuato due perquisizioni all’alba. Come si conviene nella lotta alla criminalità organizzata. L’effetto sorpresa è fondamentale. Il delinquente imbambolato non ha il tempo di fuggire né di nascondere eventuali corpi di reato.

Francesca Totolo e Marco Gervasoni, rispettivamente giornalista-scrittrice e docente universitario, grazie ai favori delle tenebre intelligentemente sfruttati dagli inquirenti, non hanno potuto far altro che scendere dal letto e aprire la porta. Certo, se la tendenza criminale è così profonda come sembra, il guizzo del guappo occultatore potrebbero anche averlo avuto.

La sottile linea rossa

Non lo potremo mai sapere. Carta, penna e opinioni manigolde finite chissà dove in barba alla Grande Inquirenza. I due sono presunti rei di un delitto dal sapore borbonico, ovvero l’articolo 278 del Codice Penale. Eccolo qui: “Chiunque offende l’onore o il prestigio del Presidente della Repubblica è punito con la reclusione da uno a cinque anni.”

Non serve essere un docente di diritto penale per notare che si tratta di un’ipotesi di reato leggermente obsoleta, con una pericolosa linea di confine. Dove finisce il legittimo diritto di critica – costituente un corollario della libertà di manifestazione del pensiero garantito dall’art. 21 Costituzione- ed inizia l’offesa al decoro e al prestigio del Capo dello Stato? Non c’è una linea di confine netta, e il rischio di due pesi e due misure è servito su un piatto d’argento.

Tra i reati contestati ci sarebbe anche l’istigazione a delinquere. Vedremo gli elementi che emergeranno dall’inchiesta. Intanto ricordo che nella nostra Costituzione è presente anche l’Articolo 3 che, purtroppo, sembrerebbe non andare più tanto di moda:

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.

Forse sono io che invecchio male, ma la sensazione che tiri una brutta aria proprio non riesco a scrollarmela di dosso. Basterebbe chiudere la porta in realtà – ma poi qualcuno bussa all’alba, e la corrente entra di nuovo.

 

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