I reati minorili in aumento sono un segnale di degrado sociale e culturale
L’arresto a Firenze di tre sedicenni accusati di rapine violente e il recente incidente di Milano, costato la vita a una donna di 71 anni travolta da un’auto guidata da tre minorenni, hanno riportato al centro del dibattito pubblico il tema della delinquenza giovanile.
Due episodi distinti, ma accomunati da un dato di fondo: la crescita dei reati commessi da adolescenti
Un fenomeno che, oltre a costituire un allarme per la sicurezza urbana, rappresenta un chiaro segnale di degrado culturale e sociale.
Secondo le statistiche più recenti, in Italia la percentuale di minorenni coinvolti in reati gravi è in aumento. Le misure attualmente in vigore, spesso improntate a un approccio eccessivamente permissivo, rischiano di non essere più adeguate a contenere e prevenire simili comportamenti.
Serve una riflessione profonda sul sistema normativo, che deve trovare un equilibrio tra l’esigenza di recupero del giovane e la tutela della collettività
L’esperienza di altri Paesi europei offre spunti interessanti. Nei sistemi nordici, ad esempio, il principio di “normalizzazione” guida le politiche minorili: i ragazzi entrano in contatto con strutture leggere, seguiti da psicologi e assistenti sociali, con l’obiettivo di ridurre al minimo la detenzione e favorire l’inclusione.
In Inghilterra, il modello del probation, introdotto già nel 1907, sospende la pena a fronte di un percorso di supervisione e sostegno. In diversi Stati europei si sperimentano percorsi di giustizia riparativa, in cui il reato non è solo punito ma affrontato come una frattura da ricomporre attraverso il coinvolgimento della vittima e della comunità
Altri Paesi hanno scelto di rafforzare la responsabilità familiare: in Francia e nel Regno Unito esistono sanzioni dirette ai genitori per la mancata sorveglianza, fino alla sospensione dei benefici sociali. In Belgio, Olanda e Francia si sperimentano figure educative incaricate di affiancare le famiglie più fragili, al fine di prevenire derive criminali.
L’Italia dispone di un sistema minorile orientato alla rieducazione, con strumenti come la messa alla prova e le comunità educative
L’80 per cento delle misure termina positivamente senza ricorso al carcere. Tuttavia, i fatti di Firenze e Milano dimostrano che non basta. Occorre aggiornare le norme, rafforzare i controlli, responsabilizzare famiglie e istituzioni scolastiche, senza rinunciare ai principi di recupero e reinserimento che da sempre caratterizzano il nostro ordinamento.
La crescita dei reati minorili è un fenomeno che interpella l’intera società. Non si può pensare di risolverlo con un approccio indulgente, né affidandosi esclusivamente alla repressione
Serve un sistema capace di prevenire, educare e al tempo stesso garantire rigore. Solo così forse sarà possibile rispondere a un problema che non è soltanto giudiziario, ma soprattutto culturale.
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