I falsi eroi delle BR

In questo paese ancora viviamo il grottesco dogma di credere che in fondo ci sia una forma di violenza e di terrorismo quasi accettabile poiché sarebbe quella che viene a generarsi dalla parte che, in una visione manichea del mondo, sarebbe quella buona. Dunque determinati criminali quali Cesare Battisti sono considerati degli intellettuali e non dei volgari assassini. L’essere espressione di una cultura, non giustifica le azioni criminali e l’appartenenza a questo o a quello schieramento non ha valore alcuno al fine di censurare o meno un’azione criminale.
Ma la cosa più pericolosa avviene quando si insinua nel paese una cultura tale da ammettere che determinati personaggi legati al terrorismo ed alla violenza possano essere quasi portati ad esempio ed ammantati di un leggendario valore.

Riprova particolarmente disgustosa di questo è il recente intervento fatto da Nunzio D’Erme, ex consigliere comunale al Campidoglio e storico attivista dei movimenti capitolini e del centro sociale “Corto Circuito”, con il quale si portava avanti una visione romantica e quasi eroica di quei giovani assassini di via Fani. Gente che ha barbaramente trucidato padri di famiglia in un agguato indegno del genere umano, idolatrata e portata ad esempio. Da infami assassini passano ad eroi.
Viene alla mente il bellissimo documentario RAI ” Quelli di via Fani”, che raccontava la tragica storia di come questo paese si sia preso molto più cura dell’avvenire degli ex brigatisti che non delle famiglie degli agenti trucidati.
Come si fa a vedere nella terrorista Barbara Balzerani un esempio. Una donna che fieramente rivendicata l’infame omicidio di Lando Conti da parte delle Brigate Rosse.
Come si può vedere una vittima in Carlo Giuliani, in questo paese ancora viviamo il grottesco dogma ti credere che in fondo ci sia una forma di violenza e terrorismo quasi accettabile poiché sarebbe quella che viene a generarsi dalla parte che, in una visione manichea del mondo, sarebbe quella buona. Dunque determinati criminali quali Cesare Battisti sono considerati degli intellettuali e non dei volgari assassini. L’essere espressione di una cultura, non giustifica le azioni criminali e il appartenenza questo quello schieramento non ha valore alcuno al fine di censurare o meno un’azione criminali.
Ma la cosa più pericolosa viene quando si insinua nel paese una cultura tale da ammettere che determinati personaggi legati al terrorismo e dalla violenza possano essere quasi portati ad esempio ed ammantati da un leggendario valore.
Riprovo particolarmente disgustosa di questo l’intervento recentemente fatto da Nunzio D’Erme, ex consigliere comunale al Campidoglio e storico attivista dei movimenti capitolini e del centro sociale “Corto Circuito”, con il quale si dava una visione romantica è quasi Eroica di quei giovani assassini di via Fani punto gente che barbaramente trucidato padri di famiglia in un agguato indegno del genere umano, idolatrata. Da infami assassini passano ad eroi. Viene alla mente il bellissimo mentario RAI ” quelli di via Fani”, che raccontava la tragica storia di come questo paese si sia preso molto più cura dell’avvenire degli ex brigatisti che non delle famiglie degli accenti trucidati.
Come si fa a vedere nella terrorista Barbara Balzerani un esempio. Una donna che fieramente rivendicata l’infame omicidio di Lando Conti da parte delle Brigate Rosse.
Come si può vedere una vittima in Carlo Giuliani, descritto quasi come un gandhiano, quando la sua tragica morte avvenne mentre aggredita dei carabinieri brandendo un estintore?
Vogliamo ancora parlare di Sergio D’Elia come di un eroe?
Oppure in questo paese si può avere rispetto intellettuale per Sofri, tale da dimenticare l’istigazione alla violenza fatta da Lotta Continua in quegli anni?
Quando andavo al liceo nel mio paese natio Tivoli, ebbi modo di incontrare varie volte Renato Curcio. Lo vedevo la mattina quando andava a firmare in tribunale, vicino dove lavorava mio padre. Lo vidi anche al parco giochi con la sua bambina, sembrava un padre di famiglia come tanti altri. Me lo ricordo ancora porgere gentilmente una rivista a una signora.
Forse magari dopo tanti anni è veramente riabilitato, forse magari oggi non fa male a nessuno. Magari adesso è un buon padre di famiglia ed un lavoratore onesto. Ma questo di sicuro non lo rende un esempio per il suo passato. quasi come un gandhiano, quando la sua tragica morte avvenne mentre aggredita dei carabinieri brandendo un estintore? Vogliamo ancora parlare di Sergio D’Elia come di un eroe? Oppure in questo paese si può avere rispetto intellettuale per Sofri, tale da dimenticare istigazione alla violenza fatta da Lotta Continua in quegli anni?
Quando andavo al liceo il mio paese natio Tivoli, ebbe modo di incontrare varie volte Renato Curcio. Lo vedevo la mattina quando andava a firmare in tribunale, vicino dove lavorava mio padre. Lo vidi anche al parco giochi con la sua bambina, sembrava un padre di famiglia come tanti altri. Me lo ricordo ancora Burri gentilmente una rivista a una signora.
Forse magari dopo tanti anni è veramente riabilitato, forse magari oggi non fa male a nessuno. Magari adesso è un buon padre di famiglia ed un lavoratore onesto. Ma questo di sicuro non lo rende un esempio da proporre alla gioventù per il suo passato.

Exit mobile version