I concetti di nazione e democrazia moderna, sono indissolubili, senza l’una non può esistere l’altra. Qual’è la stretta relazione tra rivoluzione francese ed il concetto di nazione?
Il concetto moderno di nazione viene ereditato direttamente dalla Rivoluzione perché prima il possedimento politico era associato ad un territorio come estensione geografica che a un qualsiasi monarca, che fosse un re, un Principe o un Granduca era dato governare
Il popolo che eventualmente poteva abitare quelle contrade non possedeva alcuna dignità identitaria. Il territorio era maggiormente importante per il numero di vigneti o per gli olivi o per una determinata miniera o un porto commerciale ivi ubicato, piuttosto che per gli abitanti. Con la Rivoluzione viene posto l’accento sulla comunità delle persone e non più unicamente sull’estensione territoriale.
Durante la Rivoluzione a dare vita al concetto di nazione fu uno strano personaggio, Emmanuel Joseph Sieryes, un abate che con un saggio “Che cos’è il Terzo Stato?” descrisse, tenendo presente la definizione di Rousseau, la nazione come comunità di individui con volontà ed interessi comuni, un’entità collettiva con interessi, volontà e bisogni comuni, opposta al concetto feudale legato si privilegi. In seguito il concetto di nazione venne ampliato da queste basi da altri pensatori come Renan, Herder, Mazzini.
Modernamente, di conseguenza, la nazione è definita come comunità di popolo basata sulla identità culturale, linguistica e politica. Infatti non deve essere unicamente un’organizzazione politica ma deve indicare anche un gruppo di persone affini, con radici storiche e culturali, tradizioni e valori condivisi, religione intesa come patrimonio spirituale comune
Questo perché la nazione per affrancarsi dal fatto di essere un semplice territorio o possedimento di un monarca, deve dimostrare di aver acquisito una coscienza comune di appartenenza ad un determinato gruppo che ha le medesime radici storiche e peculiarità che la caratterizzano e la distinguono e di avere una propria identità. Solo allora nasce il popolo e non è più una semplice popolazione ma in soggetto e può, di conseguenza, ereditare la sovranità che prima apparteneva solo al re.
Sarà, però, il Romanticismo che ha saputo dare una dignità filosofica più profonda alla nazione, essendosi smarrito l’illuminismo nelle secche delle utopie universaliste in cui si era impantanato
Proprio dai romantici verrà la rivalutazione della cultura popolare e questa sarà prodroma dell’antropologia culturale. Questa scienza ha posto al centro degli studi la cultura come sistema di conoscenze, credenze, valori, comportamenti che un gruppo umano condivide e lo fa studiando anche le fiabe, i balli popolari e tutto ciò che caratterizza un gruppo sociale.
Un approfondimento scientifico di ciò che è alla radice della nazione
Chiaro che i nemici, sempre presenti, del democratico concetto di nazione, le oligarchie di qualsiasi tipo, che cercano di minare alla base i concetti di popolo, di volontà e di comunità organica, facendolo regredire al livello indefinito di popolazione priva di coscienza comunitaria, il che significa, ridotta semplicemente al numero di abitanti di un determinato territorio, come si trattasse semplicemente di una marca territoriale che era possibile donare o ereditare o al limite comprare e non di una nazione sovrana.
Una popolazione indefinita e confusa non potrebbe più avere l’esclusiva appartenenza della sovranità e il potere passerebbe ad altre entità, magari di tipo esclusivamente economico, di élite ristrette non rappresentanti di interessi pubblici, come ad esempio banche o altro che ne gestirebbe gli interessi a insaputa degli abitanti
Questa è la ragione per la quale forze anonime ma molto concrete e non certamente astratte, premono vistosamente per fare passare il concetto di permeabilità dei confini, per poter permettere una costante immigrazione di masse estranee che risulterebbero strumentali