• Politica
  • Attualità
  • Cultura
  • Cronaca
  • Relax
  • Sport
oAdHoc News Quotidian
  • Politica
  • Attualità
  • Cultura
  • Cronaca
  • Relax
  • Sport
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Politica
  • Attualità
  • Cultura
  • Cronaca
  • Relax
  • Sport
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
AdHoc News Quotidiano
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Home Cronaca

HULK HOGAN, LEGGENDA DI UN TEMPO CHE FU

di Kishore Bombaci
25 Luglio 2025
In Cronaca
0
HULK HOGAN, LEGGENDA DI UN TEMPO CHE FU
21
VISITE
CondividiTwitta

HULK HOGAN, LEGGENDA DI UN TEMPO CHE FU

Non è possibile spiegare al mondo chi sia stato e cosa abbia rappresentato Hulk Hogan per chi non è della mia generazione.

Non è possibile perché la Sua leggenda va oltre il wrestling, i titoli vinti, lo sport e lo spettacolo per inscriversi nel cuore di chi negli anni 80 era ragazzino e vedeva persone letteralmente volare sul ring

È, infatti, qualcosa che ha a che fare con la costruzione dell’identità di chi ha vissuto i mitici anni Ottanta dove il wrestling per noi bambini era una favola fatta di colori, di personaggi iconici, di acrobazie che oltrepassavano l’abilità tecnica per diventare saga mitologica.

I Calci volanti, il sollevamento degli avversari, le mosse da impronunciabili dizioni inglesi che sfidavano le leggi della fisica, braccia tese contro il malcapitato prima lanciato sulle corde del ring, erano solo il contenuto di uno spettacolo che esaltava i suoi protagonisti e ci faceva vivere il sogno di poter diventare come loro

Non importa se in fondo al cuore di bambino sentivi quel sottofondo che ti faceva intuire che non poteva essere tutto vero. Che quelle botte, se fossero state completamente reali, avrebbero provocato danni ben più evidenti da quelli che si vedevano sui volti dei lottatori. Ma loro, come molle si rialzavano e continuavano lo show.

La voce di Dan Peterson sovrastava quella strana se sensazione di realtà e ti riportava nel mondo magico della lotta

Tra suplex e body slam, un combattente dietro un altro, e via nella mitica Royal Rumble. E lì vedevi il gigantesco André the Giant, il colorato Ultimate Warrior, lo sgargiante Macho Man Randy Savage, il poliziotto Big Boss Man. E che dire di Jake the Snake Roberts con il suo pitone tenuto nel sacco fino alla vittoria, o dell’inquietante The Undertaker.

Non erano solo lottatori, erano spettacolari icone di un mondo di cui lo spettatore era parte attiva, coinvolta, praticamente a bordo ring.
Il messaggio “don’t try this at home” comparve dopo.

Ma prima, si accompagnava ogni mossa del proprio beniamino con un volo sul letto, immaginando di caracollare addosso all’avversario. Insomma il wrestling era in TV, ma lo facevi anche tu a casa

Ti immergervi in un’esperienza onirica dove finzione e realtà erano fusi in un sogno.

Di quel mondo Hulk Hogan era l’icona più rappresentativa, più spettacolare. Quei baffi a manubrio, i vestiti sgargianti, la bandana e quella corsa prima di entrare sul ring e dare spettacolo e botte a tutti. Soffriva, le prendeva ma….poi, a un certo punto si stancava.

La testa si scuoteva in un NO ripetuto confare quasi arrogante come a dire “non mi puoi fare male” e giù botte all’avversario fino ad atterrarlo, una leg drop e poi il conteggio fino alla vittoria. Un po’ come quando di fronte alle difficoltà di stanchi di subire e decidi di reagire alla vita.

Un messaggio subliminale?

Non so. Mi piace pensarlo .

Ma certo è che in questo spettacolo eternamente sgargiante trovavi anche modo di immedesimarti in una lotta che non era solo sul ring.

Era l’epoca in cui “se volevi, potevi”. Lo show era metafora di un successo possibile. Era anche l’epoca dello spettacolo totale e totalizzante che portava in scena (sul ring) l’eterna lotta fra il bene e il male sotto forma di forme e e colori.

Hulk Hogan in questo è stato leggendario dentro e fuori dal ring

Gran lottatore (vero) eprofondamente umano e persino fragile fuori dal ring, tra le corde si trasformava in un super eroe. La sua morte chiude quell’epoca ed è un colpo ferale al nostro essere bambini. È un capitolo che si chiude, è lo specchio che restituisce l’immagine della nostra età adulta. Un po’ come quegli eventi di passaggio in cui realizzi interiormente che stai invecchiando e che quegli anni non torneranno.

Lo sai, ma in questi momenti lo percepisci con tutto il tuo essere

In questo senso Hulk era uno di famiglia e oggi se ne va un parente. Se ne va in un mondo migliore, quel mondo che lo stesso Hogan aveva valorizzato solo un anno fa (forse poco più) quando aveva scoperto la fede in Gesù e si era battezzato secondo il rito battista.

L’incontro con Gesù, definito dal protagonista, il più bello della vita, rappresenta la chiusura del cerchio, l’estrema maturità del wrestler, la lotta che viene soppiantata dall’Amore assoluto

Per questo, in mezzo a tanto dolore per la sua morte rimane la certezza che adesso sta meglio. Le luci della ribalta non si sono spente, sono solo soffuse soppiantate da una luce più grande. E lì, nel cielo, insieme al suo amico e rivale Ultimate Warrior, Hulk Hogan si gode il meritato riposo fra le braccia di Gesù che così tanto amava.

A noi rimane il velo di tristezza di un tempo meraviglioso che porteremo nel cuore insieme al nostro mito “The Immortal” Hulk Hogan!!!

Leggi anche:

https://www.adhocnews.it/

www.facebook.com/adhocnewsitalia

SEGUICI SU GOOGLE

Tags: HULK HOGANIN EVIDENZALOTTARingWrestling
Articolo precedente

Ricostruire la Politica, distinta dalla Magistratura

Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Contatti e informazioni AdHoc News
  • Partners & Advertising
  • Privacy policy
  • Cookie policy

© 2025 JNews - Premium WordPress news & magazine theme by Jegtheme.

Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Politica
  • Attualità
  • Cultura
  • Cronaca
  • Relax
  • Sport

© 2025 JNews - Premium WordPress news & magazine theme by Jegtheme.