HUGO BOSS, il sarto del Fuhrer

Representation of a German officer's uniform insignia around World War II

La Germania vanta un’economia che fa impallidire gli altri Paesi europei, per non parlare del resto del mondo. Molte dei colossi che formano i pilastri di questa corazzata affondano le proprie radici in un passato inopportuno, che preferiscono dimenticare. 

Tra queste spicca una griffe di successo: Hugo Boss.

Siamo nel 1923 – nel pieno caos seguito alla sconfitta nella Prima Guerra mondiale – quando il giovane Hugo Ferdinand Boss decide di mettersi in proprio, creando un marchio di abbigliamento nell’ubertosa Svevia, a Metzingen più precisamente.

  Hugo Boss

Il momento è durissimo per tutti nella Repubblica di Weimar, l’azienda tessile di Boss non ce la fa, nel 1930 è costretta a dichiarare bancarotta.

Ferdinand è convinto che la Germania sia destinata ad un futuro glorioso, a cui la condurrà un uomo nuovo, un visionario sostenitore di un ordine nuovo – Adolf Hitler.

Hugo si iscrive al Partito Nazionalsocialista ed inizia a pensare ad una diverso modo di impiegare la stoffa, disegnando le divise dell’élite del Reich: le SS.

L’azienda cresce a ritmi vertiginosi, servono centinaia di migliaia di divise per vestire i dominatori d’Europa. Hugo Ferdinand Boss è un provetto nazionalsocialista e, come tale, non si fa scrupoli ad impiegare lavoratori forzati per confezionare le prestigiose uniformi destinate agli uomini di Himmler. 

Arriva il 1945, Ferdinand fa i conti con la storia, privato del diritto di voto e condannato al pagamento di 100.000 marchi vede la sua azienda andare a picco. Muore nel 1948.

L’azienda cambia look, iniziando a cucire abiti da uomo, settore in cui diventa in breve leader nazionale e poi di seguito uno dei marchi più prestigiosi a livello mondiale.

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