HAMAS È TRA I NOSTRI RAGAZZI

Hamas

HAMAS È TRA I NOSTRI RAGAZZI

Infiltrazioni, propaganda e rischi di radicalizzazione, questi sono i pericoli che potrebbero già essere realtà nelle nostre piazze e che riportano l’ombra degli anni di piombo questa volta sostenuta non da ideologie politiche ma religiose.

Le inchieste condotte in Germania, Danimarca e Svezia negli ultimi mesi hanno confermato la presenza in Europa di cellule e simpatizzanti legati a Hamas.

A inizio ottobre la procura federale tedesca ha arrestato tre uomini accusati di “preparare attacchi contro obiettivi ebraici in Europa” su ordine di dirigenti dell’organizzazione palestinese

I magistrati di Karlsruhe hanno precisato che i sospetti “mantenevano contatti diretti con l’ala militare delle Brigate al-Qassam” e che operavano da tempo nel territorio europeo.

Secondo il Bundesamt für Verfassungsschutz, il servizio di sicurezza interna tedesco, in Germania esistono circa 32.500 individui classificati come appartenenti all’area dell’estremismo straniero, categoria che include anche ambienti islamisti radicali.

“Non possiamo trarre alcun segnale di rassicurazione sull’attività di Hamas in Europa”, ha dichiarato il vicecapo dell’intelligence interna Sinan Selen il 10 ottobre scorso

Anche l’Italia compare nei rapporti internazionali. Il Combating Terrorism Center di West Point, nel suo studio di ottobre 2025, ha segnalato che Hamas “aveva agenti operativi in Italia, Germania, Bulgaria e Paesi Bassi fin dal 2020”. Il documento descrive una rete che usa associazioni e canali caritativi come copertura per attività logistiche e finanziarie.

Negli Stati Uniti, l’Office of Foreign Assets Control (OFAC) del Dipartimento del Tesoro ha sanzionato nel giugno 2024 Mohammad Hannoun, cittadino italiano di origine palestinese, accusato di raccogliere fondi destinati a strutture affiliate ad Hamas attraverso tre associazioni – ABSPP, Cupola d’Oro e API (Palestinesi in Italia). Hannoun respinge ogni accusa, ma le sanzioni restano operative.

In Europa, la magistratura tedesca ha inoltre documentato la presenza di depositi di armi in Bulgaria. Secondo gli atti giudiziari, un cittadino libanese, Ibrahim Elrassatmi, sarebbe arrivato nel 2019 “su ordine delle Brigate al-Qassam” per nascondere un arsenale vicino a Plovdiv. Il fratello, residente in Italia, risultava in possesso di regolare permesso di soggiorno

Questo quadro non racconta un’invasione, ma un radicamento silenzioso, sostenuto da reti di diaspora e da canali apparentemente leciti. Ed è proprio questa capacità di mimetizzarsi che preoccupa le autorità europee.

Anche in Italia, durante manifestazioni pro-Palestina del 2024 e del 2025, sono state segnalate bandiere di Hamas e Hezbollah accanto a sigle sindacali e di partiti della sinistra. In un corteo del 4 ottobre 2024 a Roma, sostenuto anche dalla CGIL, un manifestante sventolava la bandiera verde di Hamas accanto a quella gialla di Hezbollah. Episodi simili si sono ripetuti durante il 25 aprile e in altre piazze, come riportato da Corriere della Sera e Il Giornale.

Secondo fonti investigative, durante gli scontri avvenuti a Udine in occasione della partita Italia-Israele si sarebbero uditi cori e ordini urlati in arabo tra alcuni gruppi di manifestanti con il volto coperto

Gli inquirenti stanno verificando l’eventuale presenza di elementi estranei ai circuiti studenteschi, ma non vi sono al momento conferme ufficiali su legami organizzativi con movimenti esteri.

Per Giovanni Giacalone, analista del Centro Studi Machiavelli, “sotto la bandiera della solidarietà con la Palestina si sta aprendo spazio a un linguaggio e a simboli di matrice jihadista, che nulla hanno a che vedere con la difesa dei civili di Gaza”.

Il parallelo con gli anni di piombo è inevitabile

Allora come oggi, la combinazione di ideologia, rabbia e disinformazione può trasformare il dissenso in legittimazione della violenza. Negli anni Settanta, le Brigate Rosse nacquero nelle università e nei collettivi giovanili, in un clima che molti sottovalutarono. Oggi le piazze italiane, animate da studenti spesso ignari della complessità del Medio Oriente, rischiano di diventare strumento inconsapevole di una propaganda che giustifica il terrore.

Sindacati e partiti di opposizione, soprattutto quelli che partecipano o sostengono i cortei pro-Palestina, dovrebbero prendere posizione con fermezza: nessuna ambiguità verso Hamas

Difendere la libertà di manifestare è giusto, ma non può significare chiudere gli occhi di fronte a chi tenta di strumentalizzare la democrazia per legittimare la violenza.

Episodi come quello di Calenzano, dove durante una manifestazione pro-Palestina è apparso un deltaplano tra applausi e slogan, non possono essere liquidati come semplici goliardate. Gesti di questo tipo, oltre a essere di cattivo gusto, mostrano come la linea tra provocazione e radicalizzazione possa diventare sottile.

La Digos sicuramente già sta lavorando in tal senso e crediamo che non sottovaluti episodi simili di questo genere, per evitare che l’Italia, culla di una democrazia che ha già conosciuto il terrorismo, sottovaluti ancora una volta i segnali di un fanatismo che cresce dietro la maschera dell’attivismo. Meglio indagare oggi, prima che sia troppo tardi.

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