Great Reset e Nuovo Ordine Mondiale. Una breve spiegazione

Great reset

Prima di iniziare voglio ringraziare l’amico Niccolò Nesi per l’ospitalità e l’opportunità che mi ha dato per condividere con i suoi lettori alcune riflessioni sul Great Reset.

Innanzitutto cos’è il Great Reset. Secondo un report del World Economic Forum dal titolo “Digital Tranformation: Powering the Great Reset”, studio del principale gruppo mondiale di analisi economiche, date le difficoltà di sviluppo economico attribuite alla pandemia la svolta digitale è la protagonista del cambiamento, da qui un Grande Reset delle certezze fin qui acquisite ripensando un mondo diverso. I termini che usa il sito del WEF, sono poi ancora più incisivi su cosa “debba essere”, ma io direi “è”, il Great Reset, e riporto citando: “the Great Reset initiative has a set of dimensions to build a new social contract that honours the dignityof every human right”.

Si inizia a capire. Non solo digitale dunque ma anche un cambiamento del contratto sociale che ci lega tra noi uomini. Ovviamente viviamo in una economia globalizzata con contratti sociali simili, ma diversi per storia, etnia, religione. Come realizzarlo? Chi lo realizzerà?

Un nuovo contratto sociale all’orizzonte dunque frutto di complottisti? Riuniti in Bildemberg? Trilateral Commission? Di società segrete ultranzionali? Di illuminati?

Il New World Order è arrivato. E se ne parla, soprattutto ad altissimi livelli.

Sul sito di Mckinsey & Company, sezione Davos, dove si riunisce il WEF, la pagina web titola: “Mckinsey and WEF: the Great Reset”. Gli argomenti trattati riflettono gli argomenti discussi a Davos a giugno 2020 dal WEF, e sono: 1. Cambiamento Climatico: Impatti socioeconomici dovuti alle variazioni climatiche, Un modello di studio dei cambiamenti energetici, 2. Social Justice: Vincere con l’inclusione e la diversità, 3. Pandemia: Covid 19 e implicazioni sul business.

Il Nuovo Ordine Mondiale

Il percorso del Nuovo Ordine Mondiale è già dunque iniziato. Il nuovo strumento di democrazia (ahimè pure di controllo) è il digitale. Nuove forme di lavoro si affacciano (lo smart workingsta per diventare il lavoro per eccellenza), la povertà verrà sconfitta, e ci troveremo sicuramente dentro ai nuovi contratti sociali firmati da entità sovranazionali a cui abbiamo demandato il controllo della nostra sovranità.

È la prima volta nella storia che una rivoluzione non parte del basso. Che il popolo che insorge non autodetermina le sue regole.

Anzi la pandemia ci ha chiuso sui nostri social, la nostra nuova casa, dove il riposizionamento digitale sta prendendo il sopravvento sulle nostre vite. E cambia la creazione di valore economico, e non solo economico, ma sociale.

Veniamo a dare dei dati: si legge che l’aspettativa di vita delle società sul Fortune 500 index è di 15 anni. Negli anni 50 era di 75 anni. La pandemia obbliga dunque l’impresa/l’ente alla digitalizzazione totale. Alla ringenierazzione dei processi in chiave digitale. Lavorando da casa, in campagna o al mare. Non è più dunque un problema di localizzazione del processo produttivo. La produzione in senso stretto, la trasformazione del prodotto a bassissimo valore aggiunto verrà fatta dove la manodopera costa meno, ma il marketing sarà solo digitale.

Ed a questo punto nasce l’esigenza di dare un nuovo contratto sociale perché la gente, l’umanità possa vivere digitalizzata, non libera di scegliere, scegliere ance di sbagliare, non libera della sua proprietà privata, digitalizzata pure quella, non libera di poter esercitare il libero arbitrio ed autodeterminarsi, non libera di essere sovrana sul suo territorio  perché quel territorio sarà digitale.

Un mondo nuovo nato senza rivoluzione, un Nuovo Ordine Mondiale. Dopo il Great Reset.

Grazie a tutti. Ed a Nicola.

PS: noi cittadini invece torniamo a fare i conti con il nuovo DPCM.

Giovanni Alterini

Economista senza cattedra

 

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