Gli Orfani di femminicidi non sono numeri, ma vite sospese
Nuove tutele approvate all’unanimità.
Hanno negli occhi la violenza di chi gli ha strappato una madre e, spesso, anche un padre, perché chi uccide finisce in carcere o si toglie la vita.
Restano soli, con ferite, invisibili ed indelebili, che nessuna sentenza potrà cancellare
Sono gli orfani di femminicidio, bambini e ragazzi che, oltre al dolore, devono affrontare un labirinto di solitudine, burocrazia e silenzi.
Per loro, arriva un segnale importante, la Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio ha approvato all’unanimità una serie di proposte di legge che promettono di cambiare le cose.
Un registro nazionale per sapere quanti sono e per non lasciarli più invisibili; un numero di pubblica utilità per dare subito una voce a cui aggrapparsi; iter più rapidi per ottenere fondi e indennizzi che diventeranno esclusivi per loro; il diritto all’oblio per proteggere il nome e la storia da ricerche indiscrete; più sostegno psicologico, per ricucire almeno un po’ le fratture dell’anima
L’obiettivo è duplice, da un lato si mira a garantire diritti concreti a chi ha visto la propria vita sconvolta da un tale crimine, dall’altro si intende dotare le istituzioni di strumenti di monitoraggio e prevenzione, imprescindibili per contrastare il fenomeno che non accenna ad arrestarsi.
Il registro nazionale, o banca dati, infatti, servirà non solo a fotografare il fenomeno, ma anche a studiare i fattori di rischio e a valutare gli interventi già messi in campo, per correggerli ed integrarli
“È un atto di sensibilità” ha detto la presidente della Commissione, Martina Semenzato “per Giuseppe, Valentina, Miriam, Eurosia, Pasquale, Andrea e tutti gli orfani che hanno condiviso con noi un pezzo di vita e di anima”.
Dietro quei nomi ci sono occhi che hanno visto troppo, voci che si sono fatte silenzio, sogni messi in stand-by.
Questa approvazione non è solo un testo parlamentare, è uno strumento di giustizia preventiva, perché conoscere a fondo il fenomeno significa poter intervenire prima che accada, spezzando la catena della violenza
Questa approvazione è altresì la promessa di uno Stato che finalmente guarda in faccia i suoi figli più feriti e dice loro che non dovranno più restare soli, ai margini.
Perché questi figli non chiedono compassione, chiedono diritti certi, protezione immediata e la garanzia che, almeno da oggi, lo Stato non li lascerà più soli davanti alla più crudele delle eredità.
Avanti così.
Leggi anche:
www.facebook.com/adhocnewsitalia
SEGUICI SU GOOGLE