Gli invalidi di guerra nell’U.R.S.S. di Stalin

invalidi di guerra

Circa mezzo milione di soldati e ufficiali sovietici persero gli arti sui campi di battaglia della Seconda Guerra Mondiale tra 1941e 1945. Tornarono alla vita civile dove erano impossibilitati a lavorare e si sentivano inutili. Passavano le giornate bighellonando. Sopravvivevano chiedendo l’elemosina per le strade, nei teatri e nei mercati per cercare di sbarcare il lunario.

Joseph Stalin ordinò che questi invalidi di guerra fosse tolti di circolazione dato che rovinavano il panorama urbano. Da Leningrado, da Mosca e dalle altre grandi città, veterani storpi furono rapiti, caricati su camion e portati sulla riva del lago Ladoga, vicino al confine con la Finlandia, e da lì in barca all’isola di Valaam.

La Casa degli Invalidi

La Casa degli Invalidi della Guerra e del Lavoro venne fondata negli edifici di un ex monastero, nel 1948. I veterani senza arti vivevano in dure condizioni di isolamento come i peggiori criminali, perché erano mutilati e non erano morti in battaglia.

Coloro che avevano perso tutti gli arti erano cinicamente soprannominati “samovar” dato che senza gambe e braccia il corpo umano ha una forma che ricorda quella del tradizionale bollitore d’acqua russo. I samovar in particolare condussero un’esistenza infernale: fasciati come neonati, orinavano e defecavano nei propri vestiti senza venir poi né lavati né cambiati

In estate venivano portati fuori e posti sull’erba vicino al fiume o al lago in modo che orina ed escrementi finissero in acqua. Alcuni samovar rotolavano giù e tentavano di suicidarsi annegandosi. Alcuni infermieri ebbero pietà di loro e formarono dei cori Samovar per cercare di dare un minimo di senso alla loro vita.

Per i primi anni negli edifici dell’ex-monastero non c’erano né elettricità né riscaldamento, né un’infermeria. Migliaia di invalidi di guerra morirono per il freddo, la fame e l’incuria.

Durante quel periodo, altri stabilimenti simili apparvero in tutta l’Unione Sovietica. Erano tutti situati in luoghi remoti, freddi e nascosti, spesso in monasteri abbandonati: Kirillo-Belozersky, Alexander-Svirsky, Goritsky. Ospitarono tra 100.000 e 200.000 veterani storpi.

Dimenticati

Madri, mogli, sorelle cercavano i parenti storpi rapiti dallo Stato. Molte donne nel dopoguerra cercarono di contattare le case degli invalidi ma raramente riuscirono a sapere qualcosa del destino dei propri cari.

Alcuni invalidi si rifiutavano di farsi vedere dai parenti per non mostrare la miseria della propria condizione.

Di conseguenza, queste persone sono sparite dalla memoria storica collettiva.

 

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