Gli alleati impossibili della Flotilla

emanuele cocollini

Gli alleati impossibili della Flotilla

La vicenda della Global Sumud Flotilla diretta a Gaza e l’ammutinamento del coordinatore magrebino Khaled Boujemâa hanno riportato in superficie una contraddizione che da tempo attraversa una parte dei movimenti occidentali.

Alla presenza di attivisti queer a bordo, salutata in Europa come simbolo di intersezionalità, le delegazioni islamiche hanno risposto con indignazione e con il ritiro

È l’ennesima dimostrazione che due mondi si incontrano non sulla base di valori condivisi, ma sul fragile terreno dell’ostilità verso Israele.

Le comunità Lgbt occidentali rivendicano di battersi per una causa universale, ma scelgono come compagni di viaggio coloro che, nei loro Paesi, non esitano a criminalizzare, perseguitare o perfino condannare a morte i comportamenti e le identità non conformi.

È un paradosso evidente: fiancheggiare chi, se potesse, li cancellerebbe dalla vita pubblica e privata. Gaza e gran parte del mondo arabo non sono luoghi dove l’attivismo arcobaleno può liberamente esistere, né dove le rivendicazioni sui diritti civili trovano ascolto

Non è Israele a perseguitare gli omosessuali, anzi: è proprio Israele ad aver garantito negli anni uno spazio di libertà e protezione a molti palestinesi fuggiti per orientamento sessuale.

La contraddizione non riguarda solo una scelta tattica di alleanze. È qualcosa di più profondo: l’incapacità di distinguere tra la battaglia legittima per i diritti e l’adesione cieca a una causa che, nella sua declinazione politica e religiosa, nega quei diritti alla radice. È il riflesso di un’ideologia che confonde il fronte “anti-occidentale” con un terreno di emancipazione, quando invece significa rinunciare alla propria stessa sopravvivenza.

Gli episodi della flottiglia dimostrano che il nodo è arrivato al pettine. La convivenza tra chi predica la centralità della legge islamica e chi reclama libertà sessuali e identitarie non regge. E non basta invocare l’intersezionalità per mascherare il conflitto: la realtà è che le due visioni sono inconciliabili

È tempo che gli attivisti occidentali smettano di illudersi. Non tutti gli oppressi sono automaticamente alleati, e non ogni nemico dell’Occidente è un amico delle libertà. Chi crede di portare la bandiera arcobaleno a Gaza dovrebbe prima chiedersi se a Gaza avrebbe il diritto di sventolarla senza rischiare la prigione o peggio.

Leggi anche:

Exit mobile version