Giustizia: se non ora, quando?

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Mentre si sta intensificando il lavoro oculato di Giorgia Meloni per coprire le caselle del prossimo governo, il tema della giustizia si fa incandescente.

Nessuno scontro con l’ANM ma la Giustizia va riformata

Le toghe non vogliono Carlo Nordio in Via Arenula, (se per questo, nemmeno Giulia Bongiorno) per i giudici considerato eccessivamente garantista.

Comprendiamo le ragioni del non voler esacerbare gli animi e non volersi porre in conflitto con l’ANM. Ma riteniamo opportuno insistere con nomi di prestigio e di peso. Ciò soprattutto nell’ottica di riportare il sistema, in particolar modo penale, in equilibrio.

Mai come in questo momento per la giustizia si apre una fase storica di opportunità di cambiamento affinché questo settore strategico per lo Stato diventi più equo più giusto e si faccia volano anche di ripresa economica.

Non possiamo dimenticare che la sola lentezza dei processi costa allo Stato in media 2 punti di PIL; quindi riformare la giustizia è un fatto anche economico e di ripresa “tout court”.

Occorre un sistema più agile, processi più veloci, ma occorre anche porre un freno allo strapotere giudiziario che in questi ultimi 3 decenni ha di fatto posto sotto ricatto una classe politica troppo debole e troppo arrendevole.

Ripartire dai referendum del 12 Giugno

La nuova maggioranza conviene su molti punti della riforma. Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia hanno attivamente lavorato per i referendum del 12 Giugno (seppur in posizioni parzialmente diverse) che investivano proprio alcuni elementi delicati della dinamica processual-penalistica. Ebbene, è da questi punti di convergenza che occorre ripartire.

Separazione delle carriere, limiti alla custodia cautelare, limitazione delle intercettazioni a tutela della privacy di tutti noi, lotta feroce al correntismo in seno al CSM sono alcune delle priorità che vengono evidenziate anche dai tecnici della materia.

E non dimentichiamo che stiamo ancora aspettando la piena attuazione del Codice Vassalli, che modificava il rito in senso accusatorio – all’americana – con parità fra accusa e difesa davanti a un giudice terzo e imparziale.

Insomma, per decenni, siamo rimasti a metà del guado e oggi occorre accelerare per superare il fiume della stasi e della disfunzionalità.

Approccio costruttivo di parte dell’opposizione

In ciò, importante sarebbe l’apporto costruttivo e propositivo da parte dell’opposizione. In particolare, dal Terzo Polo, le cui posizioni in materia di giustizia non sono poi così distanti da quelle del centrodestra.

Messa all’angolo la sinistra, da anni troppo contigua con certe procure, e soprattutto i giustizialisti a cinque stelle, il tema giustizia può essere affrontato in modo non ideologico. Si può, cioè, lavorare nel merito sui numerosi problemi che esso presenta. A partire da come modificare la Legge Cartabia.

Questa, seppur simbolicamente importante, era frutto di una maggioranza ben poco coesa su punti nodali del la riforma e ne ha risentito fortemente in punto di novità rilevanti.

Al contrario, con una maggioranza politica così forte e con parte dell’opposizione non pregiudizialmente contraria alle riforme, il Paese ha un’ occasione irripetibile per dare slancio al paese attraverso la semplificazione di uno dei settori più controversi degli ultimi decenni.

Cogliamo l’occasione: se non ora, quando?

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