Riuscirà Carlo Nordio a riformare la giustizia malata?

Tra populismo e veti incrociati il campo minato della giustizia

Giustizia – E’ stato subito chiaro l’orizzonte liberale e garantista delle riforme annunciate dal neo Ministro Carlo Nordio. Fin dall’enunciazione delle sue linee programmatiche in Parlamento. Il ministro ha annunciato di voler entrare in un campo minato legislativo inviolato da decine di anni. Parliamo di intercettazioni telefoniche, separazione delle carriere obbligatorietà dell’azione penale, delitti specifici dei pubblici ufficiali contro la pubblica amministrazione. L’ex Pubblico Ministero fresco di Ministero, sta rivelando a tutti i suoi intendimenti. Per quanto riguarda le intercettazioni. Vorrebbe rimodulare la norma per conciliare il diritto all’informazione dei cittadini e quello dei singoli a non veder divulgate notizie segrete e intime che li riguardano. Al fine di ripristinare una par condicio di informazione tra le parti. Il ministro si è detto pronto a “cercare un punto d’incontro tra diritto all’informazione e limiti alla graticola mediatica”. In previsione anche di un tavolo di confronto con tutti gli stake holders interessati. 

Urgenti regole più stringenti

Si potrebbe tranquillamente affermare che sono urgenti regole più stringenti sulle intercettazioni perché giornalisti e magistrati ne hanno abusato. Ricordando sempre che le intercettazioni non sono una prova ma uno strumento di indagine che ha bisogno d riscontro e non di chiacchiere. A questo proposito Nordio ha ricordato che della massa delle intercettazioni sul Mose nulla è trapelato. Sulla legge Severino invece afferma Nordio “abbiamo ricevuto sollecitazione dall’Anci, e l’apertura del Pd, per abolire o modificare radicalmente abuso d’ufficio e traffico di influenze”. Andrebbe inoltre modificata la norma sull’incandidabilità. Per non scontrarsi con la presunzione di innocenza, questa dovrebbe partire dal giudizio di appello, aprendo la discussione sul campo penale di applicazione. “Credo che dobbiamo fare un dibattito trasparente e senza pregiudizi”.  Bravo ministro, la legge Severino va cambiata: i condannati in primo grado devono potersi candidare. Lo dice la Costituzione, imputato innocente fino condanna passata in giudicato. 

L’ergastolo ostativo

Sui delitti di corruzione esclusi dall’ergastolo ostativo secondo il ministro bisogna seguire le indicazioni della Corte costituzionale. Prevedendo che una norma cosi severa vada applicata solo a reati gravissimi. Il progetto ministeriale riguarda anche altri argomenti caldi, riduzione dei tempi della giustizia civile e penale, armonizzazione dei corpi legislativi, riforma dell’esecuzione penale e delle carceri. Un programma da brivido per tutto l’arco costituzionale. A sostenere a pieno le lungimiranti riforme di Nordio solo forze politiche minoritarie in parlamento, lontane dalla galassia populista. Pezzi trasversali di parlamento che la visione unanime della giustizia accorpa, frullando e amalgamando tutto l’arco costituzionale. Partendo da Fratelli d’Italia a i 5 stelle, passando per Azione. Un progetto che farà rizzare i capelli a macchia di leopardo nella sinistra retriva ad ogni riforma giudiziaria. Paladina dei privilegi delle toghe e dell’obbligatorietà dell’azione penale. Contraria alla separazione delle carriere ed alla limitazione delle intercettazioni e della loro divulgazione arbitraria.

Populismo trasversale

L’atteggiamento forcaiolo su pene e loro esecuzione coinvolge trasversalmente i partiti di destra. Sull’abuso d’ufficio di distinguono Cinque Stelle e PD. Il PSI già da novembre aveva offerto di collaborare col Ministro in vista di una riforma libertaria ed egualitaria della legge. E’ chiaro il contatto funzionale tra le posizioni più integraliste contro qualsiasi riforma e certi schieramenti populisti. Contatto finalizzato al consenso elettorale. Posizioni che acuiscono se possibile il cronico, mai troppo vituperato squilibrio tra indipendenza della magistratura e indipendenza della politica. Malattia istituzionale che i magistrati cercano di dissimulare con forti grida a denunziare i presunti attacchi alla loro indipendenza. Situazione che permette continue incursioni giudiziarie in campo politico. Incursioni che dopo la distruzione di uomini, famiglie e carriere si concludono dopo annose vicende giudiziarie. E che al termine molte volte, vedono magistrati giudicanti assolvere gli imputati. 

L’Italia bloccata

Il tutto che genera quasi una sindrome di Stoccolma. Con la politica che si prostra abdicando le proprie funzioni a favore di prerogative abusive della magistratura. E l’Italia  è bloccata da un meccanismo perverso che frena lo sviluppo, e nega i diritti. Il progetto di Nordio mira a riformare in senso liberale, il sistema giudiziario. Ma vede a contrastarlo pezzi della maggioranza e dell’opposizione in un connubio malato. Noi invece, Dobbiamo sostenerlo, noi stiamo col ministro Nordio. 

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