Giuseppe Conte e i Capitani timorosi

captani

I capitani di ogni nave, capitani che si rispettino, prima di partire per una traversata, specialmente se difficile, fanno una cosa: con i loro ufficiali si siedono a un tavolo e stabiliscono la rotta da seguire.

La rotta migliore, che faccia durare meno tempo possibile la traversata, ma che preveda anche il viaggio più sicuro. E i loro ufficiali ascoltano e consigliano in base alle loro competenze.

Per traslato si può dire che l’Italia sia una grossa nave e che Conte sia il capitano. Assieme a Casalino e pochette (rispettivamente primo e secondo ufficiale) e ai suoi ministri (m minuscola) dovrebbero incarnare gli ufficiali atti a governare l’imbarcazione. Comunque di competenze, veramente poche. Mi dicono adesso che Casalino ha assunto anche il ruolo di ufficiale di rotta.

Costoro hanno fatto di tutto, e stanno facendo di tutto, tranne che pianificare. Navigano paurosamente a vista. Il problema è che mi sembra che non abbiano nemmeno una cartina. E se ne sono in possesso, l’hanno arrotolata e farcita. Pronti ad accenderla.

Italiani popolo di santi, poeti e navigatori. Ma più che altro, popolo di disperati. Nessuno si aspetterebbe mai che lo stato possa fornire “ristori” pari al 75% del fatturato dello stesso periodo dell’anno precedente (come fanno in molti paesi europei), siamo tutti abbastanza disillusi. Però almeno che si mantenga una linea definita, quello sì.

I bambini del governo giocano coi colori e con le nostre vite

Non sono passati neanche 4 giorni dalla divisione policroma del territorio nazionale che, senza nemmeno aspettare qualche risultato apprezzabile statisticamente, si sparigliano di nuovo le carte e si crea confusione ulteriore. E ulteriore povertà.

Se tu dai una linea guida, caro Conte, devi essere il primo a mantenerla. Se decidi che, ad esempio la Toscana sia “zona gialla”, dai delle indicazioni ben precise. E dopo 3 giorni le cambi? Ma sei completamente uscito di senno?

Ti faccio un piccolo esempio, almeno lo capisci anche tu assieme a quella manica di personaggi in cerca d’autore di cui ti circondi: io sono un ristoratore che già sto prendendo schiaffi perché mi hai chiuso la sera. Ma vado avanti. Arriva il DPCM numero 2.435 che mi dice: dopo che hai speso migliaia di euro per metterti a norma, dopo che ti tiro pure una pedata nei denti chiudendoti a cena, organizzati perché ti rimane il pranzo. Io sono uno che ha voglia di lavorare e arriva lunedì, e come tutti i lunedì faccio la spesa grossa per la settimana. Ho tutto in casa adesso. E tu che fai, grandissimo statista? (ma anche grande… canzone degli Stadio), te ne esci il martedì dicendo: scusate ma abbiamo scherzato. Tutti chiusi. Magari tornate sul balcone a cantare “bella ciao”. Ciao, bello!

Poi non ti meravigliare che la gente si incazza sul serio.

Conte, ma ci sei o ci fai?

A questo punto mi nasce un dubbio: ci sei o ci fai? E non so quale sia peggio. Se ci sei, onestamente c’è poco da fare. Non c’è modo di migliorare la situazione. E vedendo l’Armata Brancaleone che compone il Governo, l’unica cosa che mi viene da fare è il segno della croce, che sta passando anche di moda.

Oppure ci fai: avevi già deciso di chiudere tutto, ma non hai le palle per dichiararlo. E allora si va per gradi. Forse così, pensavi, la gente lo accetta meglio. Attento che la gente, l’accetta la usa. Perché se veramente hai deciso di fare una chiusura per gradi senza dirlo alla popolazione, studiata nei minimi dettagli a tavolino, allora ci sono veramente forti rischi.

Non solo le persone non hanno più lavoro, non hanno più soldi. Ma quei pochi che hanno li bruciano per la tua strategia folle e contorta.

Non ci bastava il virus, no. Ci hai dovuto schiacciare anche col carico da 11.

 

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