Giuli chiude i rubinetti ai film fantasmasembra quasi che abbia ascoltato la nostra denuncia.
Dopo settimane di polemiche, denunce e inchieste sui cosiddetti film fantasma, arriva finalmente una risposta concreta da parte del Ministero della Cultura
Alessandro Giuli ha annunciato in Senato la stretta definitiva: basta soldi pubblici a produzioni inesistenti, basta tax credit a pioggia per operazioni opache e spesso sospette. Un intervento che salutiamo con soddisfazione – perché, diciamolo chiaramente, sembra proprio che il ministro abbia ascoltato il nostro appello.
Solo pochi giorni fa, avevamo acceso i riflettori su un sistema che rischiava di trasformare un importante strumento di sostegno al cinema in una gigantesca macchina di sprechi e abusi
Avevamo denunciato la presenza di centinaia di progetti che, pur incassando milioni in crediti d’imposta, non avevano mai visto la luce, né in sala né altrove. Avevamo riportato il caso eclatante di “Francis Kaufmann”, alias Rexal Ford, presunto killer con alle spalle una condanna, eppure beneficiario di risorse pubbliche per un film mai realizzato.
Ora, con l’annuncio del ministro Giuli, arriva la svolta
Duecento film sotto indagine, la metà già segnalati alla Guardia di Finanza. Ma soprattutto una nuova serie di regole che cambiano il quadro:
Divieto di subappalto, per evitare scatole cinesi e triangolazioni;
Conti dedicati e tracciabilità delle spese, per garantire trasparenza;
Perizie di congruità sui costi, per evitare gonfiature artificiali;
Sanzioni pesanti per chi bara
Non è solo una stretta burocratica: è un segnale politico forte. È il riconoscimento che il sistema era fuori controllo e che serviva un cambio di passo. E questo cambio di passo – lo diciamo con chiarezza – è anche frutto del lavoro di chi, come noi, ha avuto il coraggio di denunciare.
Non basta certo un annuncio per rimettere in sesto tutto il settore. Serviranno continuità, controlli veri, applicazione rigorosa delle nuove norme
Ma oggi possiamo dire che qualcosa si è mosso. E si è mosso nella direzione giusta.
Il cinema italiano ha bisogno di sostegno, ma anche di regole chiare e giuste. Le risorse pubbliche devono andare a chi fa davvero cultura, non a chi costruisce castelli di carta per incassare fondi. Il ministro Giuli lo ha finalmente riconosciuto.
Chissà cosa ne penseranno i nostri artisti abituati ad essere assistiti e mantenuti da noi contribuenti.
Alzeranno gli scudi?
Guideranno all’imbavagliamento culturale?
Oppure capiranno che non è più tempo di sprechi?
Avanti così bravissimo ministro.
Leggi anche:
www.facebook.com/adhocnewsitalia
SEGUICI SU GOOGLE