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Giubileo dei giovani: quell’aspirate a cose grandi tocca anche il “potere”

di Franco Banchi
5 Agosto 2025
In Attualità
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Giubileo dei giovani: quell’aspirate a cose grandi tocca anche il “potere”

La bellezza delle nuove generazioni

Il Giubileo dei giovani, che ha condotto a Tor Vergata un milione di giovani dai quattro punti cardinali, suscita una sicura emozione, dimostrando da un lato che la Chiesa è davvero guidata da uno Spirito in continuo rinnovamento e rinascita, dall’altro che le future generazioni sono più belle di quanto si pensi.

Potremmo così dire che sono proprio queste due giovinezze a farci toccare con mano che la virtù della speranza è ancora la roccia del già e non ancora.

Il potere deve servire l’umano e non asservire

Ma c’è un’altra riflessione che sorge da questo dono che ci viene concesso. Lo spunto viene in mente da uno dei temi forti del grande filosofo e teologo Romano Guardini, quello contenuto nel suo libro Il potere.

“L’unico compimento del potere è nel servizio dell’umano e non del dispotico e violento asservimento di sé, dell’altro e del mondo”.

Papa Leone XIV è stato molto chiaro nel chiedere ai giovani di Tor Vergata “Aspirate a cose grandi, alla santità, ovunque siate. Non accontentatevi di meno” . Dove quest’ultima espressione sta indicare il rifiuto responsabile di ogni dominio esterno, per evitare in coscienza, come detto qualche settimana fa, “mascheramenti ed ipocrisie”.

La politica come signoria penultima

Queste riflessioni incrociate, di Papa Leone XIV e Romano Guardini, portano anche a trarre un preciso insegnamento anche per chi, come noi, cammina dentro le strade della polis, incrociando spesso i vari volti del “potere”.

Al riguardo facciamo nostra la sottile notazione di Guardini, che ci consegna, da cristiani, due risvolti compresenti ed ineliminabili: da un lato la certezza che il dono del potere autentico non compete a nessun uomo e l’unica “signorìa” non è di questo mondo; dall’altro che il potere è uno dei principali strumenti della libertà umana, ma esige una continua auto-formazione, nell’intima certezza che nessuno può raccoglie compitamente ciò che semina. Come dire: siamo imperfetti costruttori di un’armonia penultima ed il potere stesso postula sempre un’ascesi. L’ultima armonia, lo diceva anche S. Agostino, si colloca oltre e sopra.

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Tags: CattolicoCHIESAIN EVIDENZALEONE XIVVATICANO
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