Giorno del Ricordo. A Todi oltre 100 studenti con gli esuli Toni Concina e Maurizio Pinna

Al convegno promosso dal Comune di Todi e aperto alle scuole medie e superiori della città umbra, storie di esuli con Pinna e Concina. Partecipano anche l'avvocato Raffaella Rinaldi del C10F ed il giornalista Marco Petrelli

Todi (PG), 12 febbraio. Oltre cento gli studenti delle scuole medie inferiori e medie superiori di Todi intervenuti al convegno dedicato al Giorno del Ricordo 2024, evento organizzato e promosso dal Comune di Todi e tenutosi presso la Sala Consiliare.

Dopo i saluti istituzionali del vice-sindaco Claudio Ranchicchio e dell’Assessore alla Pubblica Istruzione Alessia Marta il moderatore, Raffaella Rinaldi, presidente per l’Umbria del Comitato 10 Febbraio, ha introdotto gli ospiti Antonio “Toni” Concina, Maurizio Pinna e Marco Petrelli.

 

La Zara che non c’è più Già sindaco di Orvieto e ora Sindaco del Libero Comune di Zara in esilio, Toni Concina è un esule zaratino che da anni si batte affinché il ricordo e la memoria delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata rimangano vivi, specie fra i più giovani. Con lucidità ed un pizzico d’ironia, Concina si è rivolto ai ragazzi ricostruendo la storia delle comunità italiane della Dalmazia, rammentando altresì il fortissimo legame della cultura italiana con i territori al di là dell’Adriatico. Grazie alla sua testimonianza i giovani, per lo più digiuni sull’argomento, hanno appreso anche dei terribili metodi impiegati dagli uomini del Maresciallo Tito per eliminare le comunità italiane. Fra questi, le “foibe blu”: una corda legata al collo e la vittima (o le vittime, nel caso di assassini multipli) affoga ed il corpo sparisce nelle profondità marine. Un destino che ha colpito, tra i tanti, anche l’imprenditore Luxardo, produttore del celebre Maraschino e sua moglie.

Il tradimento del 1975 Originario di Umago, Istria (oggi Croazia), Maurizio Pinna ha informato il pubblico circa un evento di vitale importanza per la comprensione delle vicende del Confine Orientale, purtroppo taciuto. Nel 1975, nel corso della firma del Trattato di Osimo, l’allora Governo italiano cedette alla Yugoslavia socialista anche Capo d’Istria, Umago, Pirano ed altri otto comuni. Un Trattato firmato segretamente che destò scalpore in quel lontano 1975, anno in cui per la prima volta USA e URSS si erano avvicinati per discutere la riduzione degli arsenali nucleari e – in virtù della mutata situazione internazionale – in cui Roma cercava di avvicinare ulteriormente Tito all’Occidente. Equilibri diplomatici costati all’Italia la perdita di undici cittadine istriane e agli esuli l’amara convinzione di essere stati traditi dall’Italia.

 

 

 

 

 

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