Giorgia Meloni e il discorso di fine anno

Giorgia Meloni e il discorso di fine anno

E’ una Giorgia Meloni ancora un po’ stanca quella che è apparsa il 4 Gennaio per la conferenza stampa di fine anno (rimandata per problemi di salute il 31 dicembre).

Una Meloni infatti che quasi alla fine, in un simpatico fuori onda, si lascia scappare un “aho, non ce la faccio più.. sto a morì”, prima di precipitarsi in bagno.

E la leader di FDi ha ragione da vendere

La conferenza stampa è stata lunga ed estenuante durata quasi tre ore con un fuoco di fila di domande dei giornalisti su tutto lo scibile umano e anche di più – con buona pace di coloro i quali continuano a insinuare che la premier voglia schivare la stampa. Ebbene, nonostante le difficoltà, Giorgia Meloni risponde a 360 gradi affrontando tutti i temi di attualità, interni e internazionali, senza rinunciare a togliersi qualche sassolino nei confronti degli avversarsi ma con un occhio particolare anche al partito, ancora scosso dallo scandalo Pozzolo.

La Premier delinea, dunque, quel che è stato fatto in questo lungo e complesso anno di governo, caratterizzato fra le altre cose da crisi internazionali importanti i cui effetti si sono riverberati inevitabilmente sulla Nazione.

E su questo, non possono che far piacere le nette prese di posizione in tema di politica internazionale, in favore dell’Ucraina e di Israele

L’Italia non farà mancare il proprio sostegno alla causa ucraina né al legittimo diritto di difendersi dello Stato ebraico innanzi alla vergognosa azione terroristica di Hamas del 7 Ottobre.

Ebbene, preso atto della violenta ondata di antisemitismo che ha caratterizzato anche il nostro paese in questo scorcio di anno e che hai coinvolto anche istituzioni, amministrazioni, personalità politiche ecc, fanno bene al cuore le parole di Giorgia Meloni la quale si è impegnata a intensificare i rapporti con israele nell’ottica di far conoscere sempre di più il paese agli italiani, perché troppo spesso lo Stato Ebraico è visto con gli occhi stereotipati di un pregiudizio che non corrisponde alla realtà.

La presa di posizione del Governo, ribadita in conferenza stampa, dunque, conferma la linea marcatamente atlantista della Nazione nel quadro della difesa della democrazia liberale che, con tutti i suoi limiti, è sempre e comunque da preferire rispetto alle pericolose autocrazie che stanno delineandosi in questi ultimi 20 anni.

Su piano interno, sicuramente i problemi più spinosi provengono dal’economia, a partire dal dossier balneari, sul quale il Presidente Mattarella ha strigliato il Governo a causa di una possibile mancata compatibilità fra quanto previsto nell’ultimo CDM e la normativa europea. Tema storico di contrasto tra le forze di maggioranza e le istituzioni comunitarie, in cui i margini di trattativa sono stretti.

Meloni si è impegnata tuttavia a trovare la quadra, sulla base del messaggio del Presidente della Repubblica che “non rimarrà inascoltato”

Sicuramente sarà interessante vedere come le parole si tradurranno in fatti nella consapevolezza di quanto sia necessario e doveroso trovare un punto di caduta. In generale ,comunque, lo stato della nostra economia delinea un paese in ripresa, con dati confortanti in tema di lavoro e occupazione. Persino sui salari questo ultimo trimestre ha fatto registrare un aumento del potere d’acquisto. Ma non si può negare che ci sia da fare di più per rilanciare il Paese. Ad esempio, si auspica che nel prossimo anno il Governo sostenga in modo incisivo il ceto medio; i redditi che vanno dai 25mila ai 50mila euro e che costituiscono l’ossatura economica di questo paese troppo spesso vengono presi come bancomat di Stato, tassati e tartassati oltre misura e privati di ogni misura di agevolazione. Serve uno scatto in avanti e un investimento culturale di lungo periodo per dare un senso a una politica economica che non si limiti alla gestione del contingente ma che abbia mire strutturali per risollevare la Nazione.

Su questo,si sa, le risposte arriveranno con il tempo, ma sarà importante che il Governo tracci al più presto questa rotta anche per non determinare uno scollamento proprio con il suo elettorato tradizionale, fatto da piccoli e medi imprenditori, partite iva, artigiani e commercianti.

Dicevamo della classe dirigente di Fratelli d’Italia

Il caso Pozzolo è ancora in pieno svolgimento ma il deputato è già stato sospeso dal partito e deferito ai probi viri. Una vicenda spiacevole che tuttavia offre l’occasione al premier per fare il punto della situazione e tirare le orecchie a tutte quelle leggerezze che pure hanno costellato l’azione politica e comunicativa di alcuni esponenti del Partito. Insomma, per Meloni, Pozzolo è solo il trigger per un ragionamento più ampio che investe tutti i dirigenti di FDI. “ Sulla classe dirigente del mio partito mi limito a dire che non sono disposta a fare questa vita e ad assumermi queste responsabilità se le persone intorno a me non sono disposte a condividere queste responsabilità. Su questo intendo essere rigida”.

Game Set Match! Il Governo è una cosa seria (invero lo sarebbe anche il partito) le chiacchiere stanno a zero! “Rigate dritti o saranno guai”, sembra dire la Meloni a una classe dirigente che per la prima volta nella storia repubblicana affronta da protagonista la sfida di traghettare la Nazione in un momento storico assai delicato.

Non si possono commettere errori, non c’è spazio per le figuracce

Non sono ammessi comportamenti fuori dalle righe in qualunque ambito e per chiunque. Ne va della reputazione del partito, del premier e del lavoro che il governo sta facendo. Vale per Pozzolo, ma non solo per Pozzolo.

D’altra parte – il ragionamento della Meloni appare chiaro su questo punto – viviamo una condizione nella quale la sinistra, ormai priva di contenuti, non aspetta altro che questo tipo di situazioni per recuperare uno spazio di agibilità politica che non ha più. Quindi , vietato offrire assist. Anche perché di assist la sinistra già ne riceve da poteri vari e diversi sparsi qua e là. Ad esempio, una parte della magistratura, perennemente ostile al centrodestra, che non aspetta altro che mettere in difficoltà governo e maggioranza approfittando di errori veri o presunti. Prova ne sia il caso magistrato della Corte dei Conti, Marcello Degni che in un post imbarazzante attacca il Governo sulla manovra finanziaria e se la prende con l’opposizione rea di non aver fatto sufficiente ostruzionismo “per far venire la bava alla bocca” (alla maggioranza) di rabbia.

Siamo ben oltre l’invasione di campo, ma la sinistra su questo, tace e nulla dice. Perché questo silenzio? In questo caso l’evidente attacco di Degni alla “Costituzione più bella del mondo” non rileva? Dove sta Elly Schlein?

Una Elly Schlein che dopo la fuga da Atreju è stata sfidata nuovamente a “singolar tenzone” dalla premier per un confronto televisivo. Chissà se la leader del PD questa volta accetterà di misurarsi finalmente sui contenuti o rinuncerà nuovamente a confrontarsi.

E proprio la Costituzione sarà al centro dell’azione di governo dell’anno appena iniziato. Il varo della riforma delle riforme, il premierato, che consentirà ai cittadini di eleggere direttamente il capo del Governo è per Meloni un punto imprescindibile da portare in fondo assieme alla riforma sulle autonomie differenziate e alla riforma sulla Giustizia. Terreno scivoloso quello della riforma costituzionale su cui Meloni non intende commettere lo stesso errore di Renzi nel 2016. La premier già fa capire che non legherà al suo nome la sorte della riforma anche qualora si dovesse andare verso il referendum confermativo. Si mettano l’anima in pace gli amici della sinistra.

Non ci saranno dimissioni, comunque vada

Tema che sembra scomparso dai radar ma che proprio il caso Degni riporta alla sua sempreverde attualità, è quello sulla riforma della giustizia. Dopo un primo rush importante, sembra che il percorso si sia inceppato. È il caso di farlo ripartire in questo 2024 perché il tema è sensibile e una riforma è fondamentale nell’interesse dei cittadini e delle istituzioni.

Poi Meloni passa ad affrontare il tema RAI. L’Azienda di servizio pubblico televisivo in evidente crisi la quale viene attribuita proprio al Governo.

Il tema RAI è complesso, la lottizzazione un problema dai tempi della prima repubblica

La scelta di privatizzarla (almeno una rete su tre) richiede un coraggio che non sembra albergare in nessuno dei partiti dell’arco costituzionale, perciò attaccare adesso il Governo accusandolo di aver occupato manu militari l’azienda pubblica e di averlo fatto senza nemmeno portare risultati , pare francamente un po’ eccessivo.

Ma sicuramente la differenza con il “prima” si nota e come! Una Rai in cui finalmente non compaiono sempre e solo le stesse personalità espressione di una intellighenzia progressista (che nessuno ha cacciato) la cui occupazione – questa sì manu militari – di ogni trasmissione di approfondimento non ha mai fatto gridare allo scandalo né tantomeno al regime.

Forse che se l’occupazione della RAI la fa la sinistra va bene, se la fa la destra è fascismo?

Insomma, se questa è Telemeloni, come qualcuno ha capziosamente insinuato, abbiamo vissuto per decenni in telePD senza che nessuno alzasse un sopracciglio. Solito doppiopesismo imbarazzante
Nota dolens, l’immigrazione. Su questo punto la premier ha ammesso che le cose non sono andate come lei stessa sperava e che c’è da lavorare di più. Nonostante il dato incoraggiante dell’ultimo trimestre del 2023, è indubbio che gli sbarchi sono aumentati a dismisura. Ma ci sentiamo di condividere al cento per cento le scelte della Meloni sulla internazionalizzazione del tema al fine di addivenire a una soluzione strutturale ad un problema complesso che giustamente non si governa con slogan o boutade.

Insomma, l’anno che è appena iniziato si annuncia pieno di sfide per il Governo e per la comunità nazionale tutta

Sfide che l’Italia affronterà orgogliosa della propria identità, e consapevole del ruolo che sta finalmente giocando nel mondo

Leggi anche: https://www.adhocnews.it/sistema-ferragni…no-il-borsell

SEGUICI SU GOOGLE NEWS: NEWS.GOOGLE.IT

Exit mobile version