Black Friday (bloody) Friday

Dal Giorno del Ringraziamento al picchiarsi per comprare qualcosa

Ieri era il quarto giovedì del mese di novembre e, come da tradizione, negli U.S.A. e in Canada è stato festeggiato il Giorno del Ringraziamento. Il giorno di festa per eccellenza dei Padri Pellegrini emigrati dalla perfida Albione nel lontano Massachusetts e salvati dalla morte per stenti grazie ai doni dei nativi americani: granoturco e tacchini.

Però, mentre per il Giorno del Ringraziamento dobbiamo tornare ai tempi del Mayflower, il venerdì successivo (oggi, per la precisione) è stato vocato allo shopping selvaggio solo negli anni ’60. I negozianti americani, per incentivare l’inizio delle spese natalizie, decisero di offrire i loro prodotti a prezzi fortemente ribassati solo per quella giornata. Ovviamente a quei tempi i libri contabili venivano tenuti rigorosamente a penna: il colore rosso indicava le giornate in perdita; quello nero evidenziava il profitto. Grazie la grossa mole di vendita quel venerdì portava profitti, ed è da qui che (sembra) venga la definizione di Black Friday.

Come spesso accade, la situazione in America è un po’ sfuggita di mano e oggi assistiamo a scene che vanno dal grottesco al tribale. I negozi, specialmente le grandi catene, si sono organizzati per aprire alle ore 00.01 creando file ordinate di scappati di casa fin dalla sera precedente con paletti e nastri fuori dal negozio. Manco in aeroporto. 

All’apertura delle porte, l’isteria collettiva raggiunge il suo massimo splendore con corse verso gli scaffali tipo assalto alla diligenza. Sventurate donne che mettono nei carrelli qualsiasi cosa, anche se magari sono di quattro taglie inferiori, ma non importa che costa poco. A volte è pure divertente leggere il bollettino dei contusi e feriti gravi che viene diramato a fine giornata.

E l’Italia in tutto questo che fa?

Ma noi, in mezzo a questo tripudio di delirio di massa che cosa c’entriamo? Uno scintillante niente. Al solito abbiamo preso una tradizione che non ci appartiene minimamente e l’abbiamo fatta nostra. Unico scopo: spendere. E quindi via con le promozioni. Via con le esagerazioni: addirittura black weekend e black week. 

Magari prima o poi cominceremo a mangiare pure il tacchino, sempre ammesso che qualche nazivegano o fascioanimalista non ci torturi l’intelletto, e sono stato generoso, come con l’agnello a Pasqua.  E almeno la Pasqua, lasciatecela stare!

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