Forteto, il lato oscuro della sinistra toscana

FORTETO

Forteto, il lato oscuro della sinistra toscana

Prove tecniche da Khmer Rossi nel Mugello

La morte di Rodolfo Fiesoli, fondatore del Forteto, riporta l’attenzione su una delle pagine più inquietanti della storia recente italiana. Per decenni, questa comunità agricola nel Mugello è stata teatro di abusi sistematici su minori e disabili affidati dallo Stato.

Ma se gli orrori commessi bastano da soli a scuotere le coscienze, ciò che lascia attoniti è il ruolo della politica: il silenzio, la protezione, la complicità di una parte significativa della sinistra toscana.

Il Forteto non era un’isola sperduta nel nulla. Era una realtà profondamente radicata nel tessuto istituzionale e culturale del territorio

Nonostante le prime condanne risalgano agli anni ’80, la comunità ha continuato a ricevere minori in affido e fondi pubblici. Il Tribunale per i Minorenni di Firenze ha perseverato negli affidamenti anche dopo le condanne definitive di Fiesoli e Goffredi. Il Forteto era ancora considerato “una comunità accogliente”.

Non si è trattato di una semplice sottovalutazione. Il Forteto veniva indicato come un modello da seguire: un esempio di economia sociale “alternativa”, un fiore all’occhiello per la sinistra locale e nazionale

Sindaci, amministratori, dirigenti di partito hanno intrattenuto rapporti con la cooperativa, anche dopo che le prime crepe giudiziarie avevano iniziato a sgretolare l’immagine costruita

Nel 2017, mentre i processi erano ormai entrati nel vivo, il Forteto era ancora presente con uno stand ufficiale alla Festa dell’Unità. Un fatto che parla da sé

Le commissioni d’inchiesta regionali hanno fatto emergere, con chiarezza, l’ampiezza delle complicità. Eppure, anche di fronte a sentenze definitive, una parte della politica ha ostacolato le richieste di commissariamento, evitando di assumersi responsabilità. Il Partito Democratico, in particolare, ha mostrato una reticenza che stride con le sue stesse dichiarazioni di principio.

Il caso Forteto non è solo una tragedia giudiziaria

È una ferita culturale. Un simbolo di come l’ideologia possa deformare la realtà, oscurare la verità, e coprire gli abusi in nome di un’appartenenza politica. La vicenda dimostra quanto possa essere pericolosa la saldatura tra potere, cultura e impunità. E quanto poco valga, a volte, la tutela delle vittime davanti all’arroganza di chi pensa di detenere il monopolio del “bene comune”.

È tempo che le istituzioni facciano piena luce su quanto accaduto. È tempo che si riconosca la responsabilità politica, anche se indiretta, per le coperture, i silenzi, le omissioni

E sarebbe un segnale forte se proprio i Comuni più coinvolti scegliessero di intitolare piazze e vie alle Vittime del Forteto. Perché la memoria non si onora con le parole, ma con i gesti pubblici.

Infine, una domanda: possibile che nulla di tutto questo abbia scosso l’elettorato locale? Possibile che, in una regione ferita così profondamente, il voto non abbia mai rappresentato una forma di condanna politica?

I cittadini toscani sono davvero così poco informati? O c’è chi, in nome dell’ideologia, è disposto a perdonare tutto pur di non far vincere “gli altri”?

La giustizia, per fortuna, ha fatto il suo corso. Ma la coscienza civile, e quella politica, sembrano ancora indietro. E questo, forse, è il dato più inquietante di tutti.

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