Folle urla “Allah al bar” e offre da bere al Padreterno

Il mondo intero è in subbuglio a seguito di un evento inaudito avvenuto in un luogo sperduto del vecchio continente. Siamo a Godminnennullasnaa (traduzione in suomi di “Gott mit uns wenn Er Lust hat”: “Dio è con noi se ne ha voglia”), minuscolo paesino fondato durante la seconda guerra mondiale da gerarchi nazisti dediti all’occultismo, con l’idea di farne un luogo di studio e di irradiazione delle dottrine della Blavatsky. È qui che un uomo, apparentemente lucido, verso le 6 del pomeriggio di un giorno imprecisato fa irruzione nell’unico locale presente nel piccolo borgo nordico, il bistrot “Dio benedica la sardina!” (un bancone e quattro tavolini in croce, frequentato per lo più da pescatori e cicloamatori provenienti dagli Urali), urlando “Allah al bar!”, e obbligando il gestore a offrire da bere al Padreterno.

Autore del fatto è un certo Knut Theowulf Hiccup, norvegese di origine britannica naturalizzato lappone. Knut, descritto come un uomo solitario e introverso ma non scortese, soffre sin dalla nascita di una forma di singhiozzo incoercibile. Dopo innumerevoli quanto inutili tentativi terapeutici, Knut riesce finalmente ad aver ragione della sua patologia grazie alla cura prescritta da un omeopata di Halle: guardare tutti i giorni per un minimo di sei ore un film di Tarkovskij e bere almeno mezza bottiglia di whisky di torba. Dopo neanche una settimana di cura, Knut smette di singhiozzare, ma inizia a sognare a ritmi prima sconosciuti, probabile effetto collaterale di una terapia indubbiamente pionieristica. È in occasione di uno di questi sogni che Knut ha una visione che gli cambierà la vita. Si ritrova d’improvviso in una taverna del Connecticut. Luce dappertutto, un senso di pace e di abbandono sconosciuti ai mortali. Seduti a un tavolino, quattro uomini in vesti bianche giocano a tressette, passandosi l’un l’altro una bottiglia di Gin. Knut, uomo semplice e di cultura grossolana, del tutto a digiuno di cose di fede, riconosce subito le quattro figure, come se una voce interiore suggerisse ogni risposta: sono il Padreterno, il Profeta, Abramo e Ismaele. In preda all’entusiasmo, Knut vorrebbe esclamare: “È bello stare qui, Padre! Costruiamo quattro botti, una per te, una per il Profeta, una per Abramo e una per Ismaele!”. Ma non fa a tempo ad aprire bocca. La figura che gli pare il Padreterno si volta e fissandolo con intensità soggiunge: “Io sono il Padreterno e Lui è il mio Profeta. Let’s drink!”.

Spaventato, Knut parla del fatto all’omeopata di Halle, il quale, in preda all’entusiasmo, propone a Lancet un saggio dal titolo “Terapia del singhiozzo, evoluzione del dogma e tolleranza religiosa – Strategie omeopatiche per la costruzione di un nuovo modello antropologico”. Maltrattato dai reviewers di Lancet, l’omeopata si vendica pubblicando un video su YouTube, non senza impreziosirlo con una testimonianza rilasciata dallo stesso, improvvido Hiccup. Il video diventa in breve virale, al punto che persino a Okinawa turisti di passaggio giurano di aver sentito gente del luogo brindare “A Hiccup e al Padreterno!”. Ma come avviene purtroppo abitualmente, in un mondo nel quale il nuovo modello antropologico vagheggiato dall’omeopata resta una pura chimera, la vicenda di Knut finisce per monopolizzare l’attenzione delle cancellerie, impegnate da sempre nel perseguire strategie geopolitiche spesso inconciliabili. Non stupisce allora che si siano sin da subito moltiplicate le prese di posizione, in un crescendo inquietante di tensioni, ricatti e minacce.

Al Jazeera, da parte sua, ha accusato un certo Jeremy Lambsblood, un fanatico evangelico dell’Alabama, di essersi recato in Lapponia fingendosi un cicolamatore degli Urali, di aver offerto al povero Knut una coppa di Oban, taroccato con un potente allucinogeno sintetico, non senza sussurrare all’orecchio di Hiccup, mentre questi perdeva lentamente i sensi: “Allah is the Father of all Sommeliers”. Tutto ciò, allo scopo evidente di provocare una rivoluzione etilica, con rilascio dei freni inibitori delle genti maomettane, trasfigurazione fiamminga della spianata del tempio e desiderio di farne un’enorme discoteca a cielo aperto; con conseguente, inevitabile irruzione ebraica-ultra-ortodossa (anche tramite l’impiego di canali sotteranei scavati in precedenza), conquista della spianata e ricostruzione del Tempio Santo, sogno evangelico prima ancora che del popolo di Jahve. Ma al di là delle accuse strumentali della televisione del Qatar, una sola domanda agita l’opinione pubblica mondiale: che succederà adesso nel mondo musulmano? Knut sarà considerato un pazzo privo di credibilità? O sarà al contrario ritenuto un mistico degno di fede? E in questo caso, da chi? Vi sarà uno scisma etilico con creazione di una terza corrente ultra-progressista all’interno dell’Islam? Vi sarà un’adesione sciita alla svolta etilica con aspra reazione sunnita? Vi sarà, al contrario, un’adesione sunnita alla svolta etilica con aspra reazione sciita? O, infine, assisteremo a un affratellamento tra sciiti e sunniti in nome della divina bottiglia? L’ultima ipotesi è vista come il fumo negli occhi da parte delle altre potenze dell’area, a cominciare da Israele. L’opzione migliore, agli occhi di Tel Aviv, per ragioni non troppo dissimili da quelle di Lambsblood quella di una svolta etilica sciita, a condizione che la fornitura e l’assunzione di alcolici sia controllata dall’esercito israeliano. Nel frattempo, mentre Juncker tace e beve, seguendo l’esempio di Knut, e Trump accusa di complotto i media, minacciando di sostituire il direttore del NYT con il chihuahua di un narcos di Ciudad Juarez, i servizi di mezzo mondo stanno dando la caccia a Hiccup. Agenti del Mossad sono stati visti nel centro di Amburgo vestiti da Maometto. Lo scopo? Insinuarsi nei sogni di Knut orientandone l’attività onirica in senso favorevole alla mire strategiche del governo israeliano.

Sennonché Hiccup ha da tempo fatto perdere le proprie tracce. Un giornalista freelance originario del Bangladesh giura di aver visto Knut in un Carrefour di Creteil. Era vestito da donna di mezz’età, una parrucca rosso mogano, un elegante vestito a fiori (dalie, secondo il giornalista), scarpe comode ma non sciatte, un seno posticcio troppo grosso e portato con goffaggine. In fila, in attesa del proprio turno, si grattava il polpaccio sinistro col piede destro, alla maniera delle donne, sfilandosi la scarpa senza farla cadere. Nessuno sa se quello fosse effettivamente Knut. Si segnala tuttavia il moltiplicarsi di sparizioni di donne di mezza età in varie parti del mondo. L’ultima della serie, la settimana scorsa: una signora sulla cinquantina, a Ullapool, nell’estremo Nord della Scozia, è stata sparata in cielo con la panchina sulla quale sedeva leggendo “Cime tempestose”, insieme a un lembo di nera torba delle Highlands. Nessuno l’ha più vista ed è ragionevole pensare che sia morta di morte non naturale. Chi l’ha uccisa? I servizi britannici accusano i Russi i quali, da parte loro, puntano il dito contro i Sauditi. Il timore che si tratti dell’ultima vittima innocente della spietata caccia a Knut è ormai una certezza.

Nel frattempo, oltre a Knut, è sparito anche il calice di Lagavulin che Hiccup aveva offerto al Padreterno. Fonti ben informate affermano che sia stato chiuso all’interno di una teca sterile e messo sottovuoto, allo scopo di isolarlo dagli agenti atmosferici esterni. In tal modo, se in futuro verrà rilevato un calo nel livello di whisky, non potrà esservi dubbio sul fatto che il Padreterno attinga di tanto in tanto al calice per trarne sollievo e rendere omaggio alla generosità di Knut. Insomma, in un luogo segretissimo c’è qualcosa che ricorda da vicino l’ampolla col sangue di San Gennaro. Con la differenza che in questo caso non si tratta di sangue che si deve liquefare, ma di whisky che deve calare. Il tutto, mentre i leader religiosi di mezzo mondo si consultano freneticamente attendendo notizie, in un misto di incredulità e apprensione.

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