Firenze si ribella: il 28 maggio in Piazza Signoria la prima vera sveglia alla sinistra sul tema sicurezza
Firenze, 28 maggio 2025 – Non era prevista nei palinsesti della politica locale, né segnalata dalle grandi firme dell’informazione cittadina. Eppure, la manifestazione che ha riempito Piazza della Signoria il 28 maggio ha segnato un punto di svolta.
Non solo per la partecipazione – circa 400 cittadini radunati spontaneamente – ma per il segnale politico e culturale che ha lanciato: i fiorentini non vogliono più sentirsi dire che “il problema è solo una percezione”
È stato un evento auto-organizzato, cresciuto sui social, negli spazi digitali dei comitati cittadini e nei gruppi WhatsApp di quartiere. Nessuna sigla partitica a guidarlo, ma tanta rabbia civile e concreta, nata dall’esperienza quotidiana di chi vive in una città che sta perdendo la sua bellezza a causa dell’insicurezza, del degrado e di un’amministrazione cieca e sorda.
Firenze: la cartolina si incrina
Da anni ormai Firenze scivola in silenzio tra le prime città italiane per numero di reati denunciati. Secondo l’ultima classifica pubblicata da Il Sole 24 Ore sulla criminalità nelle province italiane, Firenze è tra le cinque più insicure del Paese. Un primato che stride con l’immagine turistica da cartolina e che riflette invece una realtà di furti, spaccate notturne, rapine nei negozi, aggressioni a danno di cittadini e turisti, ma soprattutto una presenza capillare e indisturbata dello spaccio di stupefacenti.
Il Parco delle Cascine ne è l’esempio più lampante: un polmone verde trasformato in zona franca dello spaccio, dove bande e pusher controllano il territorio senza che l’amministrazione o le forze dell’ordine – sempre più sotto organico – riescano a restituire un minimo di legalità e tranquillità.
Il grande alibi dell’amministrazione: la “percezione”
Per anni, l’amministrazione comunale di centrosinistra ha scelto la narrazione del negazionismo soft: il problema sicurezza sarebbe solo una distorsione emotiva, un’impressione gonfiata da chi “legge troppi post su Facebook”. Questo atteggiamento ha di fatto paralizzato ogni tentativo di affrontare seriamente la questione. Mentre i cittadini vivevano i problemi sulla propria pelle, Palazzo Vecchio li sminuiva con paternalismo, come se chiedere strade sicure e regole certe fosse un capriccio da elettori sprovveduti.
Solo di recente, di fronte all’evidenza dei dati e all’aumento delle segnalazioni, anche l’amministrazione ha iniziato a riconoscere – obtorto collo – che sì, forse esiste un problema sicurezza anche a Firenze. Un’ammissione tardiva, che sa tanto di calcolo politico.
Comitati civici in prima linea: “Ora basta”
La manifestazione del 28 maggio è stata promossa da una rete di comitati civici e associazioni di cittadini: Ribella Firenze, Firenze Vera, Aria Nuova, Il Mondo che Vorrei, Abusivismo e Degrado, Comitato Quartiere 4 Isolotto, solo per citarne alcuni. Nessun partito, ma cittadini esasperati, famiglie, commercianti, anziani, studenti. Tutti uniti da un solo messaggio: la sicurezza non è un’opinione, è un diritto.
E se il centrosinistra fiorentino continuerà a considerare la sicurezza un tema “di destra”, rischia di perdere contatto con la realtà e, prima o poi, anche con l’elettorato. Perché il consenso cambia, e cambierà, quando i cittadini capiranno che sono stati lasciati soli a difendere le loro strade.
Sicurezza e sinistra: un’incompatibilità storica?
Purtroppo, l’impressione che emerge è che l’idea stessa di sicurezza non rientri nel DNA delle amministrazioni comunali di sinistra. Si parla molto di diritti, ma quasi mai di doveri. Si tollera l’illegalità diffusa in nome dell’accoglienza e dell’inclusività, ma si è inflessibili con i cittadini onesti, vessati da regolamenti, multe, divieti, permessi e gabelle. L’unico ordine che la sinistra fiorentina sembra saper far rispettare è quello amministrativo, applicato con zelo solo a chi paga le tasse.
E i media? Distratti. Troppo.
Fa riflettere, infine, la colpevole assenza dei principali quotidiani locali. Sempre pronti a dare risalto ad altre manifestazioni – anche con numeri inferiori – quando si tratta di temi progressisti o di mobilitazioni organizzate da centri sociali o sindacati. Eppure, stavolta, con 400 cittadini in una delle piazze più importanti d’Italia a chiedere sicurezza, dignità e ascolto, è calato il silenzio. Un silenzio che sa di fastidio, di imbarazzo, forse di complicità.
Questa piazza – civile, composta, determinata – ha parlato chiaro.
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