Firenze – L’operazione antidroga di ieri è un successo dello Stato.
E una clamorosa sconfitta della politica cittadina.
Diciamolo senza giri di parole: il blitz di ieri 25novembre, con 19 misure cautelari, 15 arresti, chili di cocaina sequestrati, armi, denaro contante e persino un avvocato coinvolto, è una vittoria netta delle forze dell’ordine.
Ma allo stesso tempo è la prova definitiva di un fallimento politico che a Firenze dura da anni.
Perché se un’operazione di queste dimensioni — con quasi 200 agenti impiegati — è necessaria per ripulire un pezzo di città, significa che quel pezzo era stato abbandonato.
Altro che “problema percepito”, come ci è stato ripetuto per anni dall’amministrazione.
Il controllo di un territorio così centrale di una città come Firenze non avviene in poche settimane.
Altro che “niente allarmismi”.
Altro che “le Cascine sono un parco come gli altri”.
I fatti di oggi smentiscono tutta questa favola narrativa che a tratti i nostri rappresentanti comunali eletti o nominati provano a smentire.
La smentiscono in modo brutale, imbarazzante, clamoroso e tal volta minimizzano gli effetti proponendo soluzioni puerili come ruote panoramiche per riprendere il controllo del territorio, soluzioni risalenti a non molto tempo fa che segnalano la loro scarsa co.prensione del problema Sicurezzaa Firenze, città che in poco tempo ha salito la vetta delle città meno sicure d’Italia.
Firenze è diventata terreno fertile per reti criminali complesse e ben strutturate, che operano nelle piazze, nei parchi e nelle zone di grande passaggio come Porta al Prato e l’area delle Cascine, da tempo segnalate da associazioni, residenti e osservatori indipendenti come nodi critici della sicurezza urbana.
Chi ha amministrato la città non può più fingere di non aver visto. E soprattutto non può più continuare a scaricare tutto sul governo centrale: perché quando Roma manda rinforzi, uomini, mezzi e supporto — come i 300 carabinieri aggiuntivi annunciati per Firenze — significa che l’interesse dello Stato c’è, eccome.
Il problema, semmai, è che a livello locale mancava la volontà di ammettere la realtà.
In questo clima di rimozione collettiva, fa quasi impressione ascoltare l’intervista del consigliere Luca Santarelli (Noi Moderati), che oggi — guarda caso proprio mentre venivano eseguiti gli arresti — ha ribadito in un video ciò che molti cittadini dicono da anni: Firenze è stanca di sentirsi spiegare che ciò che vede ogni giorno non esiste.
Gli episodi, gli esposti, le denunce, i comitati di quartiere, le richieste di aiuto: tutto bollato come “percezione”.
Non è più credibile.
Non lo è mai stato.
E aggiungiamo noi, i cittadini sono stanchi di soluzioni buttate lì per risolvere problemi Seri come ruote, panoramiche o trenini, sono solo espedienti per distrarre gli ingenui che ancora credono alla narrazione di una città sicura e che mostrano i limiti quelli si percettivi di una sinistra al governo di Firenze da decenni.
Alle Cascine lo spaccio è gestito dalla mafia nigeriana e sarà ben più difficile eradicarne il fenomeno.
La verità è che la città è arrivata a un punto critico.
La Fondazione Caponnetto lo ripete da anni, inascoltata: Firenze rischia un degrado irreversibile se non cambia rapidamente rotta.
L’operazione di oggi è un colpo importantissimo alla criminalità.
Ma è anche la foto nitida del vuoto politico che ha permesso a queste reti di radicarsi.
Ora che la facciata è crollata, almeno si abbia il coraggio di dirlo:
la testa sotto la sabbia non la possiamo tenere più.
Le forze dell’ordine hanno fatto il loro lavoro in modo eccellente.
Adesso tocca alla politica — quella vera, quella fatta di responsabilità e non di narrazioni e scarica batili — dimostrare di essere all’altezza della città che pretende di governare.
Meno comprensione per chi delinque e più per le vittime di rapine, violenza e stupri.
E non ci staccheremo mai di chiedere i Cpr anche in Toscana.
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