Firenze, la sentenza del TAR sconfessa l’obbligo del check-in fisico: bocciata la stretta sugli affitti brevi
FIRENZE — Una sentenza destinata a lasciare il segno, quella del TAR del Lazio che ha annullato la circolare del Ministero dell’Interno sul check-in obbligatorio de visu per gli affitti brevi. Una misura, introdotta nel novembre 2024, che obbligava i gestori a identificare fisicamente gli ospiti all’arrivo, vietando di fatto il self check-in tramite dispositivi digitali.
Secondo i giudici amministrativi, si trattava di un provvedimento privo di copertura normativa, in contrasto con il Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, e lesivo della libertà d’impresa e della concorrenza
Ma al di là del merito giuridico, la decisione del TAR diventa una pietra angolare nel dibattito — sempre più acceso — sul ruolo del Comune di Firenze nella gestione del fenomeno degli affitti brevi. Da mesi, infatti, Palazzo Vecchio ha avviato una crociata contro le locazioni turistiche, tra regolamenti restrittivi, task force dedicate e continui richiami a una presunta “emergenza abitativa” causata da questo comparto.
Una linea, quella dell’amministrazione Funaro, che sembra ignorare una realtà ben più complessa: la trasformazione del centro storico in una vetrina turistica e l’espulsione progressiva dei residenti è iniziata anni fa, frutto di scelte urbanistiche, fiscali e sociali portate avanti da giunte dello stesso colore politico
Oggi, in assenza di una strategia residenziale credibile, si tenta di arginare le conseguenze con misure emergenziali, spesso simboliche, che colpiscono piccoli proprietari e host, senza incidere sulle cause reali.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un centro che si svuota, cittadini spinti al pendolarismo, quartieri privati di servizi essenziali, attività storiche costrette a chiudere. Il tutto, mentre si moltiplicano le ordinanze, le multe, le restrizioni e una crescente retorica del controllo.
Sul fronte della mobilità, la risposta della giunta è stata un’espansione ossessiva della tramvia, spacciata per svolta ecologica ma percepita da molti come un’infrastruttura invasiva, rigida, non all’altezza delle esigenze reali di una città complessa come Firenze. Il tram attraversa quartieri storici come una lama, tra cantieri infiniti e disagi quotidiani, in una città che nel frattempo continua a fare i conti con una rete di trasporto pubblico insufficiente, incidenti in aumento e traffico fuori controllo
In questo scenario, la sentenza del TAR assume un valore che va oltre il tema degli affitti brevi. È il segnale di un approccio amministrativo che punta al controllo invece che alla programmazione, all’immagine più che alla sostanza. Provvedimenti che dovrebbero affrontare le criticità urbane si rivelano, sempre più spesso, esercizi simbolici, inefficaci e scollegati dalle priorità della cittadinanza.
Un’amministrazione troppo occupata a tagliare alberi, installare semafori e stendere rotaie, e troppo incline a derubricare come semplici “percezioni” i problemi concreti segnalati da residenti e commercianti — dalla sicurezza alla vivibilità quotidiana
La città chiede risposte. Non slogan.
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