Firenze: Il Museo degli Uffizi in salsa francese

uffizi

Il Ministro per i Beni Culturali Dario Franceschini ha rinnovato il Consiglio di Amministrazione delle Gallerie degli Uffizi. Ha chiamando a farne parte due autorevoli fiorentini: Fulvio Cervini e Valdo Spini, uno più noto come accademico e l’altro come politico ma entrambi preparati e competenti. Il che di questi tempi è cosa rara.

Desta semmai perplessità la nomina di un altro componente, questa volta straniero: la francese Aurélie Filippetti, già Ministro della Cultura nel governo transalpino, dal 2012 al 2014, sotto la presidenza di François Hollande.

Non è infatti chiaro cosa significhi tale scelta. Perché sul piano del valore scientifico la Francia avrebbe ben altri nomi da offrire agli Uffizi. Ed allora a cosa è dovuta la scelta di Franceschini? Ad un tardivo omaggio alla storia del socialismo d’impronta mitterandiana? O alla solita esterofilìa della nostra politica malata di un provincialismo intriso di complessi di inferiorità? Difficile dirlo.

Temo piuttosto che, con tale scelta, Franceschini abbia voluto collocarsi in un altro contesto, assai più preoccupante. Ossia nel contesto di una politica europea dominata dalla diarchia franco-tedesca, dove l’Italia, ormai finita, ha perso di fatto la propria sovranità (peraltro ripetutamente negata proprio dal Presidente della Repubblica che, per primo, avrebbe dovuto difenderla) dividendosi in potentati politici prevalentemente di Sinistra, perennemente e contemporaneamente in lotta e in accordo tra loro.

Potentati alleati alcuni alla Francia ed altri alla Germania. Con questa ultima che, per i suoi disegni egemonici, usa oggi la maschera dell’Unione Europea come un tempo usava quella del Sacro Romano Impero.

Le moderne “Guerre Italiche”

Non a caso un economista acuto e originale come Giulio Sapelli ha paragonato questi nostri anni al periodo storico che va da1494 al 1530. Le potenze continentali di allora (che sono grosso modo quelle odierne) combatterono le cosiddette “guerre italiche” onde assicurarsi, attraverso il dominio della Penisola, la supremazia europea.

Per cui, alla fine, anche questo episodio minore e apparentemente marginale, qual’è il rinnovo in salsa francese del CdA degli Uffizi, sembra rientrare nella guerra delegata attualmente in corso tra quei potentati politici che compongono l’eterogenea e tumultuosa compagine governativa italiana.

Una disinvolta e cinica maggioranza politica che, tra lotte continue e accordi occasionali, pone ciò che resta del Bel Paese a disposizione di Nazioni straniere (non necessariamente extracomunitarie!). Mentre sullo sfondo si agita, impotente e tartassata, l’umanità disperata dei produttori e lavoratori, del popolo della partita IVA.

Ma l’opposizione, in tutto questo, che fa? Avrà anch’essa i suoi potentati, no? Certo, ma purtroppo i potentati di Centrodestra danno soprattutto l’impressione: o di stare ad aspettare l’arrivo del Settimo Cavalleggeri; o di stare a guardare, come le stelle di Cronin…

 

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