Feltri: “Conte più che un premier è un intrattenitore televisivo”

FELTRI

Feltri – L’ossessione malsana di Marco Travaglio contro la Lombardia nell’ambito dell’emergenza coronavirus è sbarcata a Otto e Mezzo. Nel salottino radical-chic della Gruber, pur zittito a più riprese da Alessandro Sallusti, impazza il direttore del Fatto Quotidiano. Travaglio schizza fango su Pirellone, Attilio Fontana, Lega, Giulio Gallera, Guido Bertolaso e tanti altri. Il tutto mentre, va da sé, la Gruber annuisce, come a sposare ogni virgola del ragionamento.

Feltri sbotta

Circostanza che ha fatto sbottare Vittorio Feltri. Il direttore su Twitter ha detto la sua, mettendo in luce in poche righe le balle di Travaglio e la faziosità della conduttrice. “Travaglio se la prende con la Lombardia per il virus e dimentica che questa regione ha 10 milioni di abitanti, mentre le altre regioni ne hanno molti di meno”, premette il direttore di Libero. Infine, Feltri aggiunge: “Ha ragione Sallusti cara Gruber, altro che il punto di Pagliaro”.

“Dobbiamo tutelare gli anziani e non punirli. Dovrebbe intervenire #Conte, ma sappiamo che non lo farà perché più che un premier è un intrattenitore televisivo”

 

La fiducia di Vittorio Feltri in Giuseppe Conte? A zero, o quasi. E il direttore di Libero lo dice al solito senza giri di parole. In collegamento con Mario Giordano a Fuori dal Coro, il programma di approfondimento in onda su Rete 4 martedì 14 aprile. Si parla del lockdown, della possibilità che i più anziani siano costretti a restare in casa ancora più a lungo rispetto agli altri. E Feltri passa all’attacco: “Dobbiamo tutelare gli anziani e non punirli. Dovrebbe intervenire Giuseppe Conte, che non lo farà, perché più che un premier è un intrattenitore televisivo”, conclude il direttore.

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Nel 2000 Feltri fonda Libero, giornale quotidiano indipendente di orientamento liberale-conservatore

Sulla sua creatura ha dichiarato:

«Quando siamo partiti, il 18 luglio del 2000, dominava la noia [presso il pubblico dei lettori]. Qualcuno, confidando nel mio passato, si è deciso ad acquistarci proprio per superare la noia, forse sperando che inventassi chissà cosa. Abbiamo drizzato le antenne. Ora il nostro Paese è attraversato dal desiderio di identità e di sicurezza. Cerchiamo di dar voce a questo e di chiamare i politici a rispondere su questi temi assai più che sulle loro beghe di giustizia.»

Libero, uscito per la prima volta in edicola il 18 luglio 2000, è molto vicino alle opinioni politiche del centro-destra, ma non lesina critiche contro di esso. Lo stile del giornale è sarcastico, pungente e «politicamente scorretto»: si utilizzano talvolta termini gergali per raccontare i fatti della politica e per descrivere i politici. Il giornale in pochi anni passa da una tiratura di 70.000 copie a 220.000.

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