FASCISMO ETERNO (TERMINE MUTUATO DA UMBERTO ECO)
Il fascismo eterno: la nuova repressione del dissenso nell’era del conformismo democratico
Introduzione
Il fenomeno di cui parliamo non è nato nel Novecento, ma affonda le sue radici nella tendenza antica del potere a sopprimere il dissenso e a pretendere adesione incondizionata.
Nel XX secolo, in Italia, ha preso il nome di “fascismo” sotto la guida di Benito Mussolini, divenendo un regime totalitario fondato sulla violenza, sul culto del capo e sull’annientamento del pluralism
La stessa logica è stata applicata anche dai regimi comunisti, in Europa e altrove, per reprimere ogni forma di opposizione ideologica, e continua a manifestarsi ancora oggi in varie forme.
Il fascismo eterno, come lo definì Umberto Eco, non ha bisogno di una divisa o di un partito unico: è una logica metastorica, una struttura mentale che può riemergere in ogni epoca e sistema politico, anche nei più evoluti e formalmente democratici.
Oggi, questa forma di autoritarismo strisciante si manifesta in modo più elegante ma non meno pericoloso: attraverso il pensiero unico, la censura del dissenso e la distorsione delle istituzioni.
1. Il fascismo eterno come logica del potere
Il fascismo eterno non è un’ideologia, ma un meccanismo. È la tendenza a dividere il mondo in buoni e cattivi, giusti e sbagliati, amici e nemici. È l’ossessione per l’ordine, il rifiuto della complessità, l’incapacità di accettare il confronto. Quando una società perde la capacità di tollerare il dissenso e ascoltare voci dissonanti, il fascismo eterno si insinua sotto le spoglie della civiltà.
2. Il dissenso come colpa morale
Nelle democrazie contemporanee, il dissenso non è più represso con la forza, ma con l’isolamento, la delegittimazione morale e la stigmatizzazione sociale
Non si incarcerano più gli oppositori (per ora…), si etichettano: negazionisti, omofobi, complottisti, retrogradi. In questo clima, chi dissente è colpevole non di un reato, ma di un crimine simbolico contro la verità ufficiale.
3. L’uso strumentale delle istituzioni democratiche
Il fascismo eterno è tanto più pericoloso quanto più riesce a mimetizzarsi. Non si oppone alla democrazia: la utilizza. I tribunali, le autorità amministrative e le norme internazionali vengono piegate a fini ideologici. In nome della “tutela dei diritti” si limita la libertà di opinione; in nome della “verità scientifica” si marginalizza il dubbio; in nome della “pace” si silenzia chi denuncia l’ipocrisia della guerra.
Anche i tribunali internazionali diventano strumenti di delegittimazione politica, impiegati per colpire governi democraticamente eletti ma non allineati al pensiero dominante
Ne risulta una giustizia a doppio binario: da un lato, chi contrasta l’ordine globale viene perseguito; dall’altro, chi vi aderisce è esente da sanzioni, anche quando viola principi fondamentali.
4. L’emergenza come strumento: il caso della pandemia
Durante la pandemia, si è assistito a una pericolosa erosione delle libertà fondamentali. In Italia, la Costituzione antifascista non prevede stati di eccezione, ma è stata sistematicamente aggirata tramite decreti e normative speciali. In nome della salute pubblica, si sono imposti obblighi, divieti e discriminazioni verso chi esprimeva dubbi o sceglieva di non conformarsi.
Milioni di cittadini sono stati sospesi dal lavoro senza stipendio, colpevoli solo di non possedere il green pass
Medici, insegnanti, lavoratori pubblici e privati sono stati allontanati, spesso con la complicità delle istituzioni che avrebbero dovuto tutelarli. Anche l’obiezione di coscienza è stata colpita, in un clima di intolleranza crescente verso ogni forma di dissenso.
5. Il ruolo ambiguo delle strutture sovranazionali
A rafforzare questa deriva contribuiscono strutture sovranazionali come l’OMS, sempre più influenti e sempre meno controllabili. Finanziate in larga parte da soggetti privati o da governi autoritari, queste organizzazioni impongono linee guida che condizionano le politiche nazionali senza alcuna legittimazione democratica. Si afferma così una tecnocrazia globale che sfugge al controllo dei cittadini.
6. La giustizia come strumento di controllo ideologico
L’uso selettivo della giustizia è uno dei segni distintivi delle moderne forme di autoritarismo. Si creano nuove categorie di reati d’opinione, si delega ai tribunali il compito di sanzionare la devianza ideologica. Chi esce dal coro, anche senza violare alcuna legge, viene colpito.
Emblematici sono tre casi europei recenti: in Francia, Marine Le Pen è stata dichiarata ineleggibile con una sentenza a pochi anni dalle elezioni; in Romania, Călin Georgescu è stato arrestato e le elezioni annullate per il suo presunto filorussismo; in Germania, l’AfD è stato classificato come “organizzazione estremista”, aprendo la strada alla sorveglianza dei suoi membri. Tutti questi soggetti erano regolarmente eletti e rappresentativi di un consenso popolare.
La domanda è inevitabile: dopo quasi un secolo, la democrazia ha davvero imparato a vincere con le proprie forze, o ha bisogno di trasformarsi in autoritarismo per sopravvivere?
Abbiamo sviluppato gli anticorpi democratici necessari o stiamo tradendo lo spirito della Costituzione?
7. Il conformismo come nuova norma
Anche un gesto minimo di dissenso è oggi sufficiente a scatenare reazioni sproporzionate. Chi non partecipa a un rito, chi rifiuta un simbolo, chi non accetta una narrazione imposta, viene bollato come pericoloso, ignorante, nemico del progresso. Non si limita formalmente la libertà: la si soffoca culturalmente.
Conclusione: la difesa della libertà nel tempo della sorveglianza morale
Difendere la libertà significa oggi difendere il diritto al dissenso, alla complessità, alla pluralità
Il fascismo eterno si combatte non con leggi eccezionali, ma con coscienze critiche, capaci di resistere alla pressione del conformismo. Il totalitarismo non sempre arriva con gli stivali: spesso si presenta in giacca e cravatta, con buone maniere e slogan rassicuranti. Ma resta quello che è: un attacco alla dignità dell’uomo libero.
Nota finale
Questo testo vuole essere un invito alla vigilanza. Il potere, anche quando si ammanta di legalità e di buone intenzioni, può diventare strumento di repressione ideologica. La democrazia non è solo una forma di governo, ma un metodo di vita civile, fondato sul dubbio, sul confronto e sulla libertà. Difenderla è oggi più che mai un dovere.
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