Facebook, il Grande Fratello che ci rieduca grazie agli “standard della community”

Il Grande Fratello Facebook ha  trasformato in realtà quanto di buono aveva immaginato George Orwell, anzi, di sbuono, come insegna la neo lingua. Lo scrittore inglese aveva proiettato le sue inquietanti previsioni in un lontano, per lui, anno 1984. C’è voluto un pò di più, ma finalmente ci siamo. Il LeviatAno Mark ha in mano la vita social di 2 miliardi e mezzo di persone. E ci fa il cazzo che gli pare. Scusate il francesismo. 

Si scrive standard della community, si legge censura stalinista. Il Grande Fratello è invisibile, ma vigila sempre su di noi, grazie al Logartimo. La neo lingua viene imposta utilizzando la fredda matematica, quanto di più lontano esista dalla parola. Il calcolo sopprime il verbo.

Anche noi siamo stati puniti dal Grande Censore. Sì, proprio noi. Un quotidiano registrato presso un Tribunale. Abbiamo scritto “CasaPound” in un titolo. Scusateci davvero, siamo mortificati. Abbiamo bisogno di essere rieducati. Lo sappiamo. La Costituzione italiana è roba vecchia, pagine piene di parole (orrore!), ormai obsolete. La libertà di espressione e di stampa non sono ammissibili per gli standard della community, anche se non odi nessuno, anche se ti occupi di cultura. Non nel Gulag della parola – noto ai più con l’alias Facebook -, non nel bunker dei server ubicato in quel luogo lontano dal nome gommoso: Silicon Valley

Su Facebook l’odio è ammesso. E’ tollerato e non ha limiti, ma deve essere di sinistra. A destra solo l’oblio, il buco della memoria. A destra non si può pensare, è vietato pronunciare alcune parole, non si scappa, il logaritmo ti depenna in un istante. 

Anche se non odi nessuno, anche se ti occupi di cultura. Basta scrivere Destra, CasaPound, Forza Nuova. Inaccettabile essere discendenti di Benito Mussolini. Sono parole vietate. Se sentite un impulso a scriverle, è segno che dovete farvi rieducare dai commissari della community. Loro sanno cosa è giusto per voi. 

Forza Nonna, CasaRound, Dresda, Ben Ito. Sentite come suonano bene. Parole dolci, trendy, innocue. Suonano bene, e non significano nulla. Sono perfette per il Grande Nulla richiesto dalla community. Grazie agli standard, la community non ha bisogno di pensare; c’è Mark Zucky che lo fa per i suoi amati clienti.

Rilassatevi, fatevi un selfie, fotografate la pizza, fotografatevi anche il culo se volete. Ma non pensate. Mi raccomando. E’ pericoloso. Può creare danni irreversibili all’ignoranza.

E vìola gli standard della community.

(In copertina: Maurizio Cattelan “L.O.V.E.”, anche nota come “Il Dito”. Opera dedicata dall’autore del presente articolo a Mark Zuckerberg)

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