Facebook e la “tacita abrogazione” della libertà di espressione

Mi trovo qua, oggi, finalmente sbloccato da Facebook, dopo l’ennesimo blocco dovuto a qualche coraggioso “segnalatore anonimo”.

Non nascondo che, a me che non sono mai stato estremista, questo terzo imbavagliamento di durata mensile ha cagionato una ferita, profonda.

Mi sono sentito violato in quel diritto fondamentale, protetto costituzionalmente, che dovrebbe essere la libertà di pensiero e di opinione, base fondante di ogni democrazia.

Ho ricevuto tanto affetto dagli amici, molti anche di idee politiche diverse, rispettosi della fuga dal “pensiero unico”.

Non ho mai postato niente di estremista, come vedo fare spesso da altri, persone che accettano il rischio di essere segnalati e, poi, bloccati. Forse, proprio perché mi ritengo profondamente democratico, e mai beceramente aggressivo, sono rimasto così male – perché mai avrei immaginato di essere tacitato per una mia legittima e serena opinione (ricordo che avevo espresso, con il massimo garbo, dubbi sulla minore età dei virgulti, fatti scendere perché “minorenni” dalla Diciotti).

In questo mese, mentre ero impossibilitato ad interagire sul social, sono stato attaccato ed offeso anche da alcuni individui, forti del fatto che nemmeno potessi rispondere: il coraggio di chi colpisce un uomo “legato”.

In questi giorni, leggevo, visionavo i post, riflettevo, e capivo che, quando ci si sposta troppo a destra o a sinistra, ci si incontra sempre al solito punto, quello della censura, della dittatura, della fuga dal diversamente pensante, in un “girotondo delle dittature”.

E forse, per una volta, mi trovo d’accordo con chi paventa lo spettro della fine della democrazia: uno spettro che prescinde dalle idee politiche, che tende a bloccare, silenziare, colpire il “diversamente pensante” come “fascista, razzista, omofobo”. 

Uno spettro che, ahimè, sembra l’unica ragione di esistere per chi non ha più idee per il presente ed per il futuro – dopo aver disastrato il nostro Paese, nel passato.

Con Cartesio, cogito ergo sum, e spero di poterlo continuare a manifestare anche all’esterno… spero… 

 

Articolo 21 della Costituzione italiana : «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.»

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