Europei 2020 – Alla fine vince la tradizione e l’appartenenza alla nazione

Cominciano oggi le semifinali di questi strani Europei di calcio del 2021, ma giocati nel 2021. Europei che col calcio hanno veramente poco a che vedere. E se andiamo ad analizzare bene, anche con l’Europa c’è qualche punto un po’ confuso.

Io forse ho delle idee un po’ confuse in merito alla geografia. Sono passate molte lune da quando ho abbandonato il libro, ma da quello che ricordo San Pietroburgo proprio in Europa non è. A maggior ragione Baku, capitale dell’Azerbaigian. Sicuramente non è in Europa.

Per tacere delle fasi finali: tutte giocate a Wembley. Bellissimo nuovo impianto. A Londra se ne fregano di preservare stadi vecchi e cadenti. Spianano e costruiscono meraviglie, senza soprintendenze a rompere le palpebre alla gente.

Già… Wembley, Londra, Inghilterra. E la Brexit che fine ha fatto? Almeno abbiate il buon gusto di non giocarci la finale, in una nazione che ha deciso di dire “bye bye Europe”. Strano che la signora e padrona dell’Europa Merkel non abbia preteso di giocare all’Allianz Arena.

L’Europeo del politically correct

Parlando dell’Allianz Arena mi viene subito alla memoria quella pagliacciata, anzi quell’arlecchinata che volevano fare i tedeschi in occasione della partita contro l’Ungheria. Provocatoria e basta, senza senso. Come se la parità dei diritti dei gay si trovasse dipingendo uno stadio in multicolor. Così come le pubblicità di booking.com o la fascia di capitano del tedesco Neuer. Insomma il trionfo della melassa in salsa omo.

Fino ad arrivare

all’esaltazione dell’appecoramento mentale che è l’inginocchiarsi prima delle partite. Con il figurone della nostra nazionale che si inginocchia a seconda se lo fanno gli avversari o no. Grandissimi paraculi noi italiani.

Però in semifinale chi c’è?

Analizziamo le squadre arrivate alle semifinali: Inghilterra, Spagna, Danimarca, Italia. Se togliamo l’Inghilterra (25% delle partecipanti) abbiamo il 75% di squadre che non hanno avuto contaminazioni estere.

Addirittura noi italiani ci siamo beccati pure di razzisti dai francesi perché non abbiamo nemmeno un nero in squadra. Da quei francesi che hanno solo Giroud veramente francese in squadra.

Spagne e Danimarca, al pari nostro, hanno solo giocatori di tradizione. I danesi sono tutti biondissimi e pallidi, gli spagnoli con una marcata propensione ai capelli scuri come noi. Insomma sono andate avanti quelle nazionali che rispecchiano il fenotipo di ceppo.

In soldoni, le nazionali multietncihe non sono le più forti, come molti vorrebbero. Anzi, sono empiricamente più deboli di quelle tradizionali. Con buona pace di chi vorrebbe un mondo tutto standardizzato. Tutto uguale. Tutto terribilmente imposto e noioso.

 

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