Europa, la Maggioranza Ursula Vacilla: Si Apre la Strada a Nuove Formule che Coinvolgono anche la Destra

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Europa, la Maggioranza Ursula Vacilla: Si Apre la Strada a Nuove Formule che Coinvolgono anche la Destra

Bruxelles – La stabilità della cosiddetta “maggioranza Ursula”, l’alleanza europeista che dal 2019 sostiene la Commissione von der Leyen, entra in una fase di incertezza senza precedenti. A incrinare i fragili equilibri tra Popolari (PPE), Socialisti (S&D) e Liberali (Renew) non sono più soltanto le divergenze ideologiche, ma soprattutto le frizioni interne a quei gruppi che, fino a ieri, garantivano numeri solidi e coesione politica.

Il primo segnale d’allarme è arrivato dai socialisti europei, che nelle ultime settimane hanno alzato i toni e minacciato apertamente di far mancare il proprio sostegno sui dossier più importanti. La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha già dichiarato che i voti del gruppo socialista non possono più essere considerati scontati

A rafforzare questo segnale è stato l’intervento di Dario Nardella, ex sindaco di Firenze e oggi eurodeputato del PD, che ha denunciato il comportamento ambiguo del PPE, accusandolo di oscillare tra accordi con i progressisti e strizzate d’occhio alle destre a seconda delle convenienze del momento.

Il rischio più concreto è che, venendo meno il sostegno dei socialisti, il Partito Popolare Europeo possa iniziare a guardare a nuove alleanze, coinvolgendo anche forze della destra oggi ufficialmente fuori dall’asse di governo europeo. Questo scenario, che fino a poco tempo fa sembrava ipotetico, si sta facendo sempre più reale.

Già in alcune votazioni interne al Parlamento europeo e su provvedimenti chiave, il PPE ha trovato convergenze tattiche con gruppi come i Conservatori e Riformisti (ECR) e alcune forze sovraniste più moderate, a partire da Fratelli d’Italia

Il rallentamento delle politiche ambientali, con il Green Deal ormai in fase di stallo, ha esacerbato le tensioni tra i gruppi. I socialisti accusano la Commissione di piegarsi alle pressioni dei governi conservatori e delle lobby industriali, sacrificando l’agenda verde e le politiche sociali. A questo si aggiunge lo scandalo legato ai contratti sui vaccini, il cosiddetto “Pfizergate”, che ha minato la credibilità della Commissione e ha offerto ai critici ulteriori argomenti per mettere in discussione l’attuale maggioranza.

Tutto questo porta a una situazione in cui la maggioranza Ursula, pur teoricamente ancora numericamente possibile, si regge su equilibri sempre più precari. Le trattative diventano continue, ogni singolo provvedimento rischia di trasformarsi in un campo di battaglia e i numeri, in aula, sono tutt’altro che garantiti

Se questa dinamica dovesse radicalizzarsi, l’Europa potrebbe assistere a una ricomposizione profonda degli assetti politici. In assenza di un accordo stabile tra popolari, socialisti e liberali, la destra potrebbe essere chiamata ufficialmente a entrare nel perimetro della governance europea, ridisegnando i confini stessi dell’europeismo.

Si aprirebbe così uno scenario del tutto inedito, dove forze oggi considerate “esterne” o addirittura antagoniste al progetto europeo, come i conservatori di Giorgia Meloni, verrebbero legittimate come interlocutori istituzionali e potenziali partner di maggioranza

Un’opzione che spaventa le sinistre ma che trova sempre più ascolto nei settori più pragmatici del PPE e tra quei governi che chiedono un’Europa meno ideologica e più attenta agli interessi concreti dei cittadini.

La crisi della maggioranza Ursula, dunque, è ancora latente ma sempre più visibile

I prossimi mesi saranno decisivi per capire se l’Europa manterrà la tradizionale alleanza centrista e progressista o se, per la prima volta, la destra potrà contribuire in modo strutturale al governo delle istituzioni europee.

Di certo, un dato appare ormai chiaro: nulla è più scontato, nemmeno tra i vecchi alleati, e il futuro dell’Unione potrebbe prendere direzioni del tutto inaspettate.

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