Eccessi rivoluzionari. Il male della rivoluzione francese

Anche la gloriosa rivoluzione ebbe le sue pagine oscure

Eccessi rivoluzionari. Il male della rivoluzione francese.

Uguaglianza, libertà e fraternità che si concretizzava nell’uccidere chi dissentiva dalla volontà dei governanti?

Lo stesso La Fayette, condottiero dei primi rivoluzionari, si salvò dal terrore giacobino solo scegliendo la via dell’esilio. Ma infinito sarebbe l’esercito di piccoli e dimenticati uomini mandati a morte dallo sfrenato fanatismo delle volontà distruttrice di quella rivoluzione che aveva cancellato un odiato regime di privilegi per sostituirvi un terrore assoluto.

Il pensiero di Robespierre

Eppure Robespierre si era pronunciato pubblicamente: “che le leggi presentino sempre ai popoli il modello più puro della giustizia e della ragione. Se, al posto della severità potente, della calma moderata che deve caratterizzarle, esse mettono la collera e la vendetta. Se esse fanno colare del sangue umano che possono risparmiare e che non hanno diritto di spargere; e se esse espongono agli occhi del popolo scene crudeli e cadaveri martoriati dalle torture, allora alterano nel cuore dei cittadini le idee del giusto e dell’ingiusto.

Allora fanno germogliare nel seno della società dei pregiudizi feroci che alla loro volta ne producono degli altri. L’uomo non è più per l’uomo un oggetto altamente sacro. Si ha una idea meno grande della sua dignità, quando l’autorità pubblica si ride della vita umana. L’idea dell’assassinio ispira meno spavento, quando la legge stessa ne dà l’esempio e lo spettacolo. L’orrore del delitto scema, poiché lo si punisce con un altro delitto.

Guardatevi bene dal confondere l’efficacia delle pene con l’eccesso della severità; l’una è assolutamente l’opposta dell’altro. Tutto asseconda le leggi moderate, tutto cospira contro le leggi crudeli.

Si è osservato che nei paesi liberi i delitti erano più rari, perché le leggi penali eran più dolci. I paesi liberi sono quelli nei quali i diritti dell’uomo sono rispettati, e dove di conseguenza le leggi sono giuste. Dappertutto dove esse offendono l’umanità con un eccesso di rigore, si ha la prova che la dignità dell’uomo non è conosciuta, che quella del cittadino non esiste. Si ha la prova che il legislatore non è che un padrone che comanda a degli schiavi, e che li colpisce spietatamente seguendo la sua fantasia. Io concludo perché la pena di morte sia abrogata”.

Predicava bene, ma razzolava male. Ha sparso sangue sulla rivoluzione francese
Chi mai saprà se mentre mandava a morire tanta gente istaurando il terrore avrà avuto modo di pensare alle proprie stesse parole. Oppure se tale vibrante discorso sarà stato nelle menti sua e del radicalissimo Saint-Just quando la ghigliottina tagliò le stesse teste che avevano ingegnato il fanatismo e la foga di una assemblea priva di ogni vincolo, di ogni superiore principio, di ogni limite.

Allora forse sarà stato chiaro quanto una assemblea, privata totalmente di un referente diretto e responsabile e di un freno al proprio comando, sia peggior tiranno del peggiore degli autocrati.

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