È l’anniversario di Hiroshima: l’umanità dei vinti

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Gli origami di Hiroshima – Nella cultura orientale le gru sono un simbolo di immortalità. Anzi il simbolo di immortalità per eccellenza.
“Chiunque riesca a piegare mille gru, vedrà esauditi i desideri del proprio cuore”. Questa è una leggenda giapponese nata da un libro pubblicato del 1797 scritto da Sembazuru Orikata: Piegatura delle mille gru.

Questo divenne fonte di speranza per il desiderio più grande di una bambina appena dodicenne che chiedeva soltanto una cosa: poter continuare a vivere, essere strappata alla morte.

Sadako ha solo due anni quando il Colonnello Paul Tibbets sgancia la prima bomba atomica sulla città di Hiroshima. Lei come tanti altri civili, soprattutto come tanti altri bambini non sa assolutamente niente della guerra. In fondo la cosa peggiore e ormai palese è che il Giappone non può continuare a combattere.

“Ques’arma è disumana, è stata usata su persone ormai già sconfitte e pronte alla resa.” Afferma con grande onestà intellettuale l’ammiraglio statunitense William Daniel Leahy. Sadako non muore quel giorno; sembra tra i fortunati miracolosamente sopravvissuti. Fin quando, dieci anni dopo, le viene diagnosticata la leucemia.

A quel punto Sadako inizia a costruire i suoi origami sperando che si possa esaudire quel suo unico desiderio: che la morte torni indietro, che la grande mietitrice faccia un eccezione. In fondo nei bombardamenti nucleari erano state uccise quasi 200.000 persone. A che cosa poteva servire prendere la vita di una bambina?

La morte di Sadako, le sue parole

Alla sua morte fu eretto con fondi raccolti da tante persone, un monumento in memoria della ragazza e degli altri bambini di Hiroshima, dove Sadako apre le mani e fa volare una gru verso il cielo.

Vengono alla mente le parole scritte dalla stessa bambina:
“Scriverò pace sulle tue ali/ Intorno al mondo volerai/ Perché i bambini non muoiano più così”.

I bombardamenti nucleari furono indubbiamente un eccessivo atto di forza dei vincitori, a danno di un popolo vinto. Ma sugli eccessi di vincitori raramente si fanno dei processi, e per Sadako degli altri bambini assassinati inutilmente nei primi bombardamenti nucleari della storia, nessuna corte ha mai emesso una sentenza di condanna.

Il processo di Tokyo e quello di Norimberga erano rivolti solo ai vinti. Ma in fondo i crimini non dovrebbero avere colore, e vincere non assolve dalla colpa.

Ma nella storia esistono sempre due pesi e due misure, il massacro di Biscari, il bombardamento insensato su Dresda e le atomiche restano impuniti. E la cosa più deprecabile è che esistono morti di serie A e morti di serie B, come Sadako, come quelli delle Foibe o dei gulag.

Taluni morti sono storicamente scomodi e restano un tabù, poiché sfatano il mito manicheo del bene e del male assoluto.

 

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